fbpx

Space jobs: trovare lavoro ai tempi della (new) space economy (parte II)

Grazie a quattro tra le aziende spaziali leader in Italia, continua la riflessione sui lavori “spaziali” che si cercheranno nel futuro. Le strade sono diventate quasi infinite, come le possibilità. E la ‘caccia’ ai profili migliori è aperta

DI EMILIO COZZI E MATTEO MARINI

Esistono uno spazio vicino e uno lontano, anche in termini di competenze e professionalità necessarie per operarci. Quello vicino    contempla l’uso degli asset in orbita. È lo sfruttamento terrestre dei servizi extra atmosferici e riguarda, per esempio, il cloud computing e le comunicazioni. Poi c’è lo spazio abitato dagli umani, quello che promette di estendersi fino alla Luna e poi oltre.

Entrambi si espandono. Oltre alle competenze core che le aziende vanno cercando – soprattutto ingegneri meccanici, di sistema, esperti di elaborazione digitale dei dati e propulsione – il settore necessita di figure, posizioni e competenze nuove.

Il futuro: cyber e umanesimo

È un futuro già qui, dentro ai laboratori di chi lo sta pensando e, al tempo stesso, progettando. D-Orbit ha una finestra con vista niente male, date le capacità del proprio gioiello, Ion. In sostanza hardware che, dopo aver completato il servizio di trasporto e consegna di altri satelliti, rimane in orbita non come spazzatura, ma come asset operativo: “Il tema della cybersecurity è centrale; ora stiamo tentando di replicare nello spazio le infrastrutture cloud e data center di terra – dice Andrea Di Nunzio, chief people officer dell’azienda di Fino Mornasco – stiamo cioè lavorando alla protezione del nostro prodotto e servizio. Posso spingermi a dire che al momento non esiste cybersecurity nello spazio”.

Un know how che abbracci questi temi sarà sempre più richiesto, per operare sulla Terra come oltre l’atmosfera. Anche qui la competizione è aperta, in particolare nella contaminazione tecnologica, che implica il dialogo di due domini differenti: cyber e spazio.

Succedono cose interessanti, in orbita: aziende “non space” vedono l’opportunità di portare i propri prodotti oltre il cielo. Succede, per esempio, nei viaggi sempre più frequenti messi a disposizione dai privati. E accadrà sempre più spesso quando saranno operative le stazioni spaziali private. “Aziende non space cominciano a percepire lo spazio come un elemento importante per la propria attività. È una contaminazione in essere” sottolinea Massimo Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space; “con Altec, per esempio, abbiamo gestito gli esperimenti della missione Axiom, che ha portato sulla Iss il colonnello dell’Aeronautica Militare Walter Villadei. Credo sia una dimensione con ampi margini di crescita, perché costruendo noi gli ambienti adatti a queste ricerche applicate e, perché no, anche manifatture made in space, siamo la migliore interfaccia per capire come soddisfare chi voglia, per esempio, fare food tech, sviluppare ricerca farmacologica, nuovi materiali o bioprinting”.

Indagini tecnologiche e scientifiche non certo estranee a Ohb Italia, la cui attività abbraccia quasi tutto il settore: “Non dobbiamo solo intercettare queste tendenze, ma anche anticiparle, con risorse che siano in grado di gestire le nuove richieste del mercato – afferma Raffaele Staffiere, Hr manager dell’azienda – le parole d’ordine sono, in primis, Luna, Marte, deep space, miniaturizzazione dei satelliti, concetti che cadenzano il passaggio dello spazio da un utilizzo meramente scientifico a risorsa economico-commerciale”. Perché il raggio che si espande per centinaia di milioni di chilometri, dal ‘tetto’ dell’atmosfera con i servizi di osservazione della Terra al polo sud lunare e fino alle lande di Marte, un giorno “imporrà di incamerare risorse che sviluppino idee per futuri insediamenti, che interpretino i nuovi big data del downstream satellitare, che abbiano come linee guida la sostenibilità e la veloce riproducibilità degli asset spaziali”.

Alcuni sono temi cari anche ad Argotec, in particolare la produzione e il deep space. Non si dimentichi che due delle loro ‘creature’, Liciacube e Argomoon, hanno testimoniato l’impatto della sonda Dart della Nasa contro un asteroide, e la separazione degli stadi del nuovo Space Launch System decollato per la prima missione del programma Artemis, alla fine del 2022. “Operiamo sempre nel settore degli smallsat o nanosat, con un nuovo satellite più grande di Liciacube – sottolinea Giulia Peretto, head of Human resources della società torinese – le nostre tecnologie si stanno evolvendo e stiamo andando verso qualcosa di molto prossimo a una produzione in serie. Cambiano le dinamiche e, con loro, le necessità”. Sono in rampa di lancio una missione solare – Lumio, un satellite per lo space weather, capace di prevedere le tempeste solari – e un asset per studiare le attività meteoritiche sulla Luna.

Quest’ultimo punto è tra i più interessanti: nello spazio convergono sistemi differenti. C’è un hardware che risponde alle leggi della fisica e delle movenze orbitali. E poi c’è la parte software, che evolve a velocità straordinarie. Niente di più importante per un’azienda come Thales Alenia Space, specializzata nella realizzazione di satelliti e di ambienti pressurizzati e abitabili nello spazio: “Andando a concepire macchine intelligenti, con capacità di elaborazione molto elevata e algoritmi che apprendono da se stessi, quello di un esperto di analytics o intelligenza artificiale è un profilo che stiamo integrando. Si immagini una infrastruttura attorno o sulla Luna, che per il 90 percento del tempo operi in modo automatico: sarà determinante la sua gestione digitale”.

La contaminazione con il digitale e l’IA è un tema pionieristico anche nell’ambito della stessa space exploration. “Allo Iac a Parigi, due anni fa, abbiamo presentato con il Politecnico di Milano e quello di Torino un progetto condiviso tra architetti e ingegneri per l’abitabilità dei nuovi ambienti spaziali, per missioni di lunga durata, traguardando il prossimo decennio – suggerisce l’ad di Thales Alenia Space – astronauti e astronaute non saranno solo a qualche ora di distanza, come oggi, in orbita, ma a giorni sulla Luna (o a mesi, su Marte ndr). Creare un certo benessere anche in un ambiente ostile sarà quindi fondamentale. In questo senso immagino nei prossimi anni una contaminazione tra professionalità più tecnico scientifiche e il design, un’ulteriore opportunità per il Made in Italy”.

Il proiettarsi lontano della civiltà troverà il proprio culmine in una interpretazione sempre meno “tecnica” e sempre più “umana” dello spazio, laddove, comunque, donne e uomini non saranno soli, ma accompagnati da robot. “Sono convinto che per cogliere progetti tecnologici d’avanguardia serva anche una dimensione più umanistica e psicologica. Si pensi all’esplorazione della superficie lunare, o di Marte, che renderà indispensabile l’interazione uomo-macchina. Rover sempre più intelligenti collaboreranno direttamente con astronauti e astronaute. Nuove professionalità multidisciplinari permetteranno alle nostre aziende di espandere i loro orizzonti. Essere pronti è un dovere”.



This website uses cookies and asks your personal data to enhance your browsing experience.