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SpaceX lavora con Northrop Grumman ai satelliti spia Starshield

La decisione di non affidarsi a un’unica compagnia, con un “uomo solo al comando”. Lo scoop di Reuters svela la collaborazione dell’azienda di Elon Musk con il colosso degli armamenti sulla costellazione nata dalla piattaforma Starlink, per il rilevamento di minacce da missili ipersonici, le comunicazioni militari e il controllo dallo spazio

DI EMILIO COZZI

Questa volta SpaceX non lavorerà da sola.

Abituata a costruire tutto in house, dai sistemi di lancio ai satelliti Starlink, per la prima volta la compagnia fondata da Elon Musk collaborerà con un altro attore importante della filiera spaziale: alcuni giorni fa, un’esclusiva dell’agenzia di stampa Reuters ha rivelato che Northrop Grumman sta costruendo la nuova costellazione satellitare della Difesa americana, Starshield. E che il lavoro è, appunto, portato avanti insieme con SpaceX.

Al di là dell’aspetto economico industriale della collaborazione – il valore dei contratti supera il miliardo di dollari – la notizia è significativa per l’approccio del governo americano su un tema delicato, quello del controllo, dall’alto, di come si muovono gli armamenti sulla Terra. E per il fatto che si è scelto di non affidarlo a una sola azienda, per di più con un “uomo solo al comando”.

 

Che cos’è Starshield

Starshield è una costellazione di satelliti spia per fornire un servizio di osservazione della Terra e comunicazione a scopi militari per la Difesa degli Stati Uniti d’America, si legge nella sezione del sito di SpaceX dedicata al programma. I satelliti che la costituiscono sono progettati anche per ospitare payload diversi, che le forze armate intendano portare in orbita. Sono apparati progettati con l’intento di tracciare da orbite differenti possibili attacchi con missili ipersonici, una delle preoccupazioni statunitensi più pressanti in particolare dopo l’impiego dell’arma, per mano russa, nella guerra in Ucraina.

Secondo quanto trapelato tre anni fa, alla sottoscrizione dei contratti per i primi prototipi con SpaceX e L3Harris (con la Space Development Agency), l’architettura della costellazione dovrebbe essere composta da “sentinelle” orbitali che forniscano un largo e un medio campo di vista, per tracciare eventuali minacce di sistemi d’arma che, bene ricordarlo, viaggiano a oltre cinque volte la velocità del suono: da quasi due chilometri al secondo a oltre due e mezzo, nel caso delle armi russe contro le quali anche i missili Patriot americani oppure i Samp-T europei possono poco.

Starshield, che si basa sull’architettura Starlink, dovrebbe fornire l’osservazione, così come il servizio di comunicazione e un collegamento per lo scambio di dati intra-satellitare, via laser. Una tecnologia già presente sugli Starlink di ultima e penultima generazione.

Come rivelato ancora da Reuters, dal 2021 la compagnia di Musk sta costruendo la costellazione come parte di un contratto da 1,8 miliardi di dollari con il National Reconnaissance Office (o Nro), un’agenzia di intelligence del Dipartimento della Difesa statunitense deputato alla realizzazione e alla gestione in orbita degli apparati spia. In quasi quattro anni, sarebbero già oltre una dozzina i prototipi lanciati oltre l’atmosfera. Adesso si lavora per l’operatività della rete, con centinaia di satelliti, per coprire ogni zona del globo.

 

La parola alla Difesa

Oggi SpaceX lavora per la Difesa non solo come servizio di trasporto in orbita, con i razzi Falcon9 e Falcon Heavy (aspettando Starship); è anche incaricata di realizzare satelliti spia, infrastrutture strategiche per la sicurezza nazionale.

A giudicare dalla gestione del rapporto, però, Washington pare non volersi affidare a un unico fornitore. Il motivo principale, di natura strategica, è stato espresso da una delle fonti di Reuters con parole chiare: “è nell’interesse del governo non affidarsi totalmente a una sola compagnia guidata da una sola persona”. Secondo l’esclusiva, “Northrop Grumman fornisce i sensori per alcuni dei satelliti SpaceX. Almeno 50 dei satelliti di SpaceX sono attesi nei prossimi anni presso le strutture di Northrop Grumman per le procedure di collaudo e l’installazione dei sensori”.

La partecipazione di Northrop Grumman, storico contraente della Difesa, ha dunque lo scopo, sì, di fornire elementi e un know how tecnologico consolidati, ma anche di evitare di fare riferimento esclusivamente ai servigi di un’unica azienda, per di più afferente a un uomo il cui atteggiamento è da tempo poco tenero con l’amministrazione Biden. È innegabile Elon Musk controlli una leva lunghissima, quella di due infrastrutture (private) alle quali ormai un pezzo di mondo, e gli Stati Uniti in particolare, si è affidato per attività cruciali: la connessione Starlink e il trasporto orbitale di SpaceX.

Musk è l’imprenditore che ha deciso di supportare con terminali propri le forze armate ucraine in modo si difendano dagli attacchi russi, scelta poi tradottasi in un contratto milionario con la Difesa. Terminali, però, che attraverso il mercato nero sono finiti in mano all’esercito russo, che li sta utilizzando senza, apparentemente, che nessuno ne abbia inibito o disattivato l’utilizzo. I democratici al Congresso hanno iniziato un’indagine per verificare le responsabilità di SpaceX, in un caso che rischia di diventare spinoso: sono in molti a temere, non senza qualche ragione, che il quasi monopolio di Musk sul dominio spaziale stia indebolendo la posizione del governo in situazioni delicate come quelle di una guerra in corso.

Esemplare, per delineare la situazione, la risposta dell’assistente al Segretariato della Difesa, John Plumb, riportata da Breakingdefense; alla domanda se il Dipartimento della Difesa avrebbe incaricato SpaceX di creare un elenco di terminali approvati per l’uso nell’Ucraina occupata – un apparente desiderio di Kiev – Plumb ha risposto di non credere “che il Dipartimento della Difesa sia nella posizione di obbligarli a fare queste cose“.



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