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San Marino mira all’aerospazio. “Qui da noi leggi più snelle per le aziende”

All’ombra del Titano, San Marino Aerospace ha visto l’incontro di grandi realtà dell’industria e delle istituzioni spaziali. La repubblica si candida a diventare un distretto con normative e regolamenti più veloci e meno pastoie burocratiche.

DI EMILIO COZZI

Anche la toponomastica, il monte Titano, aiuta a pensare in grande. San Marino è una comunità di 33mila abitanti, quanto un pugno di isolati in un qualsiasi quartiere di Milano. Eppure lo staterello, incastonato tra la Riviera e il primo Appennino romagnoli, è riuscito ad attrarre alcuni dei colossi del business spaziale, perché vuole ritagliarsi un posto tra i protagonisti delle nuove avventure stellari. E non è escluso ci riesca. Se tra le criticità c’è la sua scarsa massa critica, la “Repubblica più antica del mondo”, come recita il benvenuto sul Ponte di confine, ha però da offrire un’autonomia e una agilità legislativa che potrebbe fare gola a più di un imprenditore. E una posizione invidiabile, circondato da uno dei Paesi che già conta tecnologia e know-how spinti, eccellenza globale.

San Marino Aerospace è stata la due giorni di conferenze, eventi e spazi espositivi per sistemare la prima pietra di questa iniziativa, che promette di avvicinare alle stelle il territorio un tempo percepito come una minuscola Svizzera dentro all’Italia, uscito da una decina di anni dalla black list fiscale dei Paesi che schermavano i conti correnti esteri.

Lungo il corridoio del centro che ospita il Comitato olimpico nazionale e la piscina olimpionica, sono appese le prime pagine dei giornali del luglio 2021, con la notizia della prima medaglia olimpica per il Titano, quella di Alessandra Perilli, specialità Trap. Lì, a ottobre, i segretari di Stato hanno fatto gli onori di casa accogliendo rappresentanti del governo italiano (il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, e il viceministro del Mimit, Valentino Valentini) ed emissari di ben note realtà dell’industria aerospaziale internazionale e delle istituzioni (Esa, Asi, Lockheed Martin e Thales Alenia Space fra gli altri). Un contesto quasi informale, nonostante i nomi in gioco, formalmente aperto al pubblico. Di fatto, un B2B per il “matching”.

In questo contesto si esplora ciò che alla testa della Valmarecchia, alle pendici della rupe sotto le tre torri, può portare a sognare l’orbita o magari la Luna e Marte. Ma come può un ambiente in scala così ridotta, anche e soprattutto economica, inserirsi in un circuito globale e di crescente competitività? Una delle risposte la accenna Luca Beccari, segretario di Stato per gli Affari esteri: “occorre essere come il Lussemburgo o l’Argentina – ha detto durante la tavola rotonda che ha inaugurato l’evento – Paesi che, nonostante le dimensioni o le difficoltà economiche, sono molto attivi nel settore spaziale”.

Vista dall’Italia, è l’occasione per “una partnership che vogliamo costruire” ha sottolineato il viceministro Valentini. Su quali basi, è e sarà una questione di dimensioni. Che la piccola repubblica sia “il luogo ideale per creare un hub di nuove tecnologie” è fatto di cui Perego di Cremnago si è detto convinto, tanto da scomodare paragoni con la Silicon Valley. Con l’auspicio di una cooperazione stimolata dalla capacità di “semplificazione normativa”. Parole non causali, in particolare se pronunciate da un esponente del governo di un Paese in cui una delle ataviche zavorre è proprio la burocrazia. Da fiscal haven a paradiso normativo, la metamorfosi promessa da San Marino promette stimoli e iniziative.

Il punto non riguarda solo lo spazio. Come ha fatto notare Perego di Cremnago, “le armi tradizionali hanno un ciclo di vita trentennale” ma le cose si sono evolute in fretta. “Non è possibile avere un prodotto pronto dieci anni dopo la nascita di nuovi requisiti da rispettare”. Significa che procedure, autorizzazioni, test e qualifiche devono avvenire con rapidità, a cominciare dalle norme che li regolano. E dove l’apparato legislativo è formato da 60 consiglieri (il Consiglio grande) e il governo deve amministrare affari correnti e straordinari per uno Stato la cui popolazione è su per giù quella di Riccione a febbraio, tutto scorre con maggiore rapidità.

A insistere su questo punto è Fabio Righi, segretario di Stato per l’Industria, l’artigianato e il commercio, la Ricerca tecnologica. E, appunto, la Semplificazione normativa: “A San Marino, riusciamo a produrre strumenti normativi, norme e regolamenti in quattro mesi. Significa che fra la prima lettura, la commissione e la seconda lettura, una decretazione d’urgenza può arrivare a settimane o giorni. Vogliamo dare la possibilità di fare sviluppo e ricerca in un contesto normato, ma in grado di garantire flessibilità. Anche delle sandbox normative, calibrate su progetti pilota che poi possano diventare norme ‘a tempo indeterminato’. Questo concetto va applicato alla space economy come in tutti i settori in cui l’innovazione è elemento cardine”.

Niente scorciatoie, però: “La velocità dipende dalle nostre dimensioni, non da chissà quale leggiadria nei passaggi o da un disallineamento delle certificazioni rispetto al contesto internazionale – sottolinea Righi – la cosa importante è presentarsi comunque con un’identità economica rinnovata sul piano internazionale, che possa consolidare e rinnovare una reputazione. Quale miglior occasione se non questa, dove c’è un mondo che sta cambiando e che non tornerà più quello di prima?”.

L’idea del segretario di Stato è di favorire le aziende sammarinesi (gli operatori oggi sul territorio sono oltre 5mila, specifica Righi), come la “manifattura di precisione, lavorazione di materiali, software e hardware. Il settore farmaceutico, la nutraceutica, le biotecnologie. Settori che hanno sviluppato negli anni brevetti che oggi hanno un’applicazione, diciamo così, più terreste, ma potrebbero svilupparsi in un contesto anche di space economy”. Per abbracciare queste opportunità, un’azienda come la Dallara di Bologna, presente a San Marino con uno stand e nata plasmando bolidi da pista, oggi lavora a materiali compositi, superalloy e nuove leghe, con stampanti 3D nello spazio. Presente addirittura la Fattoria olivicola Petrini, in provincia di Ancona, che ha portato il suo olio nello spazio per combattere l’osteoporosi causata, negli astronauti, dall’assenza di peso.

Le prospettive di poter vedere volare propri componenti – siano bulloni, leghe superleggere o pasta di grano duro – sono legittime anche per chi è nato, commercialmente parlando, con i piedi ben piantati sulla Terra. A San Marino è arrivato anche Walter Villadei, accolto come un eroe e pronto a unire le ragioni della Difesa con le aspirazioni degli imprenditori in cerca di nuovi mercati e soluzioni, da applicare poi sulla Terra. Non è un caso che eccellenze emiliano romagnole come Dallara, Barilla e Technogym porteranno presto i loro prototipi proprio con Villadei nella missione Axiom-3 sulla Stazione spaziale internazionale. L’Emilia Romagna è lanciata per creare un suo “distretto” spaziale. San Marino è lì accanto e non aspetta altro.

La Repubblica pensa di poter attrarre realtà consolidate o startup per fare in modo vengano a certificare qui i prodotti che in futuro voleranno, su aerei, stazioni spaziali o lunari: “Le due linee di lavoro che ci siamo immaginati sono all’interno e all’esterno dei confini. Siamo convinti ci siano grandi prospettive di crescita per il nostro contesto e una grande leva di attrazione per gli investimenti” conclude Righi.

Proprio accanto al palazzo eventi, dove ha sede il Comitato olimpico e si è svolta San Marino Aerospace, c’è lo stadio Serravalle. Pochi giorni prima, le sue tribune avevano celebrato la rete del momentaneo pareggio di Alessandro Golinucci contro la Danimarca. Sarebbe stato un risultato storico per una rappresentativa che segna ogni uno o due anni nelle competizioni internazionali. Ci ha pensato Yussuf Poulsen a spegnere l’entusiasmo dei sammarinesi.

Ai quali, nonostante tutto, piace sognare in grande. Il Titano aiuta.



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