- January 11, 2024
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- Category: Emilio Cozzi
Diverse aziende, con un grande interesse da parte dell’Emilia Romagna, stanno per imbarcarsi con il colonnello dell’Aeronautica militare italiana nella missione Ax-3, una permanenza di due settimane a bordo della Stazione spaziale internazionale per sperimentare nuovi materiali e sistemi per il benessere in orbita e sulla Terra. Anche la pasta
DI EMILIO COZZI
C’è un treno da non perdere. Parte a gennaio e dirige verso lo spazio.
Fuor di metafora, l’Italia si imbarca nella prima missione spaziale commerciale del nostro Paese finanziata con soldi pubblici. L’Aeronautica militare ha prenotato un sedile per il colonnello Walter Villadei, cosmonauta formato in Russia e poi astronauta addestrato negli Stati Uniti, per una permanenza di quattordici giorni a bordo della Stazione spaziale internazionale. La missione è organizzata dalla texana Axiom Space con un biglietto SpaceX e il suo decollo, inizialmente previsto nella notte fra il 9 e il 10 gennaio, adesso è programmato il 17 dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral.
È un’occasione, la prima di tante, ma essendo un debutto, vale di più. E se il primato è buono giusto per gli almanacchi, la missione è una finestra aperta su quanto i prossimi anni promettono: il privato che offre l’accesso all’orbita a chiunque possa permetterselo, enti di ricerca, agenzie, stakeholder privati e pubblici. Con un elemento significativo: grazie all’iniziativa e al supporto statale, diverse aziende italiane possono mettere in mostra e testare le proprie capacità là dove, fino a poco tempo fa, sarebbe stato loro precluso o più difficile farlo.
Astronauti “privati” e aziende in orbita
L’operazione è costata all’Italia più di trenta milioni di euro. Siccome per lanciare astronauti in ambito Esa le occasioni sono ridotte dalla necessità di un turnover serrato e dalla affollata partecipazione dei numerosi contributori nazionali dell’Agenzia, si apre ora la possibilità di pagare per missioni più brevi con attori privati, a bordo della Iss, indipendentemente dagli accordi internazionali. Tra gli acquirenti, è ovvio, ci sarà qualche facoltoso turista spaziale, ma nel caso di Ax3 il discorso è diverso e, almeno in quanto a benefici collettivi, più pregnante: il volo di Axiom coinvolge infatti rappresentanti dei Paesi di provenienza, che approdano a bordo non con una, ma con tante missioni.
Sulla Crew Dragon di SpaceX, con il colonello Villadei, ci saranno altri tre passeggeri: il primo astronauta turco a volare in orbita, Alper Gezeravci, lo svedese Marcus Wandt, e il comandante ed ex astronauta Nasa ispano-americano, Michael López-Alegría, oggi in forza ad Axiom. Ognuno porterà gli interessi del proprio Stato e delle aziende che si sono imbarcate per svolgere esperimenti e test. La Stazione spaziale internazionale, doveroso evidenziarlo, è infatti un laboratorio orbitante, la cui condizione di assenza di peso a bordo – altrimenti indicata come “microgravità” – non è riproducibile sulla Terra. È un ambiente, strico sensu, esclusivo; e rappresenta un nuovo mercato.
Perché progettare per lo spazio significa innovare non solo a beneficio degli astronauti, ma anche sviluppare prodotti e tecnologie per chi, in orbita, non ci andrà mai. In altri termini significa occuparsi di noi, quaggiù.
Alla luce degli investimenti privati e dell’interesse pressoché globale, non sarebbe forzato definire lo spazio, oggi, come il regno dell’ibrido, in tutte le direzioni e in tutti i sensi: pubblico e privato, scientifico e commerciale, astronautico e terrestre. Lo spazio è, adesso più che mai, l’estensione della Terra.
Ricerca e business
Nell’ambito della missione che la Difesa ha battezzato “Voluntas”, Walter Villadei porterà in orbita una dozzina di esperimenti scientifici, ideati da istituti di ricerca italiani e coordinati dal ministero della Difesa e dall’Agenzia spaziale italiana (l’Asi). Riguarderanno in particolare la salute, l’adattamento del corpo umano all’assenza di peso e all’esposizione alle radiazioni. Insieme a quelle europee, le attività che Villadei dovrà iniziare o continuare sulla Iss saranno in tutto una trentina. Con il colonello, viaggeranno anche aziende che hanno messo la loro fiche sulla possibilità di arrivare così in alto e aprirsi nuove prospettive di business.
A scommetterci più di tutti è stata la Regione Emilia Romagna, che con il presidente Stefano Bonaccini ha intrapreso un viaggio a Houston proprio per consolidare e promuovere il sistema industriale della via Emilia. Non è una sorpresa che nessuna delle partecipanti nasca come azienda “spaziale” strettamente intesa; su Ax 3 voleranno infatti tecnologie di Dallara automobili, globalmente nota come produttrice di supercar; Barilla e tre chili di fusilli partiranno verso lo spazio; Technogym, colosso del fitness, e GVM Care & Research, estenderanno oltre il cielo le frontiere del (loro) controllo medicale.
Già nel 2021, l’Emilia Romagna aveva firmato accordi con Axiom Space attraverso il ministero della Difesa e l’Aeronautica militare italiana, che avevano sancito l’avvio delle relazioni con il Polo spaziale di Houston. La Iss costituirà, in effetti, solo il primo passo. Presto Axiom inizierà la costruzione in orbita della propria stazione privata. Dopo il 2030, quando la Iss verrà abbandonata per sopraggiunti limiti di età e tecnologici, Axiom Space avrà già la propria base e a quel punto sarà (anche) il privato a possedere gli avamposti attorno alla Terra per fare quello che, prima, era monopolio delle agenzie governative. Non a caso, il bando regionale del 2021 raccolse l’interesse di marchi d’eccellenza non endogeni – o “non spazio” come indica il gergo – pronti a scoprire un mercato nuovo o, non di rado, a generarlo.
Supercar e fusilli
Dallara, azienda di Varano de’ Melegari, in provincia di Parma, costruisce soprattutto bolidi e prototipi da pista, con l’utilizzo di materiali compositi. Gente nata in terra emiliana, abituata a immaginare nuove soluzioni tecnologiche. Per loro Ax-3 sarà l’occasione per testare materiali oltre il cielo e verificarne la capacità protettiva dalle radiazioni. Technogym, colosso delle attrezzature da palestra che ha sede a Cesena, ha il compito di progettare un sistema di allenamento che grazie all’intelligenza artificiale potrà calibrare l’esercizio sui singoli individui e la loro risposta alla permanenza in microgravità. GVM Care & Research, di Lugo, provincia di Ravenna, monitorerà i parametri di salute prima, durante e dopo la missione. In particolare, l’azienda romagnola punta a lavorare con la telemedicina, che sarà indispensabile durante le lunghe permanenze extra-terrestri, per esempio nei viaggi verso Marte, o nei periodi operativi in orbita terrestre.
Giusto qualche settimana fa, il ministro dell’Agricoltura e del Made in Italy, Francesco Lollobrigida, aveva presentato l’Italian Space Food Project, facendosi con buona ragione vanto della qualità del cibo italiano. Uno sfoggio che non può non partire dalla pasta, e dall’Emilia, ovvio: Barilla lancerà con Villadei tre chili dei suoi fusilli, celebri ovunque nel mondo, che gli astronauti potranno aprire, reidratare e scaldare. “Senza perdere il gusto originario”, assicurano da Barilla, compresa la struttura della pasta, che non risulterà scotta. Durante la quarantena pre-lancio sarà un altro grande marchio a fornire cibo italiano ai viaggiatori extra-atmosferici: Giovanni Rana.
Uscendo dalle terre emiliane, Mental Economy si occupa di allenare il cervello. Col supporto di Pwc Italia, ha ideato un progetto per monitorare le funzioni cognitive di Villadei e sviluppare un mental training adeguato agli astronauti. Per raccogliere i dati di alcune di queste attività, il colonnello dell’Aeronautica indosserà una tuta su misura progettata da Spacewear, startup italiana impegnata nel settore dell’abbigliamento aerospaziale. La tuta, certificata dalla Nasa ed evoluzione di quella indossata da Villadei durante la sua prima missione suborbitale – cioè Virtute 1, volata oltre l’atmosfera grazie a Virgin Galactic nel luglio del 2023 – è composta da un tessuto hi-tech leggerissimo, ignifugo, studiato per il comfort di chi la indossi e in grado di mantenere la temperatura corporea sia a riposo che sotto sforzo. Non è una tuta pressurizzata, non sostituisce quelle che gli astronauti indossano durante il viaggio o, tanto meno, durante le attività extra veicolari: è fatta per essere portata durante le normali attività di lavoro sulla Iss, in microgravità. È dotata di sensori in tutto il corpo per il monitoraggio dello stato di salute dell’astronauta: temperatura, pressione sanguigna e frequenza cardiaca. Le informazioni, in tempo reale, possono essere trasmesse via bluetooth per monitorare costantemente i parametri vitali durante la missione.
L’orbita e oltre
Non uno solo di questi studi, applicazioni, progetti, inizia o si esaurisce con lo spazio; il valore aggiunto è, anzi, l’estensione dell’accesso all’orbita ad aziende che, fino a pochi lustri fa, non avrebbero avuto modo di portare il proprio settore Ricerca e sviluppo in un ambiente così critico per ricavarne idee nuove.
Pochi esempi sui molti annoverabili: la telemedicina e i dispositivi indossabili, che serviranno per i primi coloni marziani, saranno gli stessi con i quali un medico potrà fare una diagnosi a un paziente che si trovi in difficoltà durante una missione in Amazzonia, o un viaggio di lavoro fino a un anziano impossibilitato a muoversi; per non parlare di eventuali nuove pandemie e necessità di lockdown. Indumenti e dispositivi indossabili, mentre si diffonderanno anche tra impiegati di banca e sportivi della domenica, diventeranno design di tendenza con contaminazioni dalla tecnologia d’avanguardia alla moda. Niente di davvero nuovo, in fondo. E chissà, forse i primi ricettari “lunari” o “marziani” saranno figli di questi esperimenti. Con noi, in giro per il Sistema solare, viaggerà anche la nostra cultura.