- October 17, 2025
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- Category: Emilio Cozzi

Lettera di intenti tra la compagnia italiana e l’azienda giapponese per posizionare i satelliti di comunicazione e navigazione destinati all’esplorazione (e all’economia) selenica
EMILIO COZZI
È una trama complessa quella che va tessendosi attorno alla Luna, anche campo di prova per strategie e alleanze.
L’esplorazione del continente cosmico, che promette di avanzare con continuità nei prossimi decenni, impone un’architettura solida, perché nello spazio, ancora di più se attorno a un corpo celeste, nulla si può sbagliare.
A questo scopo servirà innervare di infrastrutture affidabili il vuoto che si intende rendere più famigliare. Moonlight Initiative è un grande programma europeo, che mira proprio a questo: costruire una rete satellitare per fornire connessione e posizionamento sicure ai futuri esploratori, agenzie spaziali e privati, che vi approderanno con astronauti ma anche con lander, rover e robot. L’italiana Telespazio – joint venture fra Leonardo, al 67%, e la francese Thales, 33% – è capofila del programma.
Forse superfluo aggiungere che, per concretizzarsi, le ambizioni lunari debbano confrontarsi con distanze e difficoltà annesse.
Arriva così la firma, su una prima lettera di intenti, per affidarsi a un operatore che si faccia carico di recapitare i satelliti Moonlight al loro posto: l’orbita giusta attorno alla Luna.
Ispace è una compagnia giapponese con un solido radicamento in Europa. È stata già protagonista dell’esplorazione lunare, con due tentativi di allunaggio, nel 2023 e 2025, purtroppo falliti. Ma ha dimostrato di potersi immettere con successo in orbita attorno al nostro satellite naturale. E proprio questo si propone di fare per conto di Telespazio.
Ispace Europe ha sede in Lussemburgo dal 2017; la sua filosofia si concretizza nella collaborazione fra aziende, sull’esempio di ciò che ormai da anni fanno le agenzie spaziali. Con il proprio know-how, Ispace si propone quale fornitore di servizi di trasporto da e per la Luna.
Delivery spaziale
L’approccio è quello tipico della new space economy: specializzazione o settorializzazione. Un paradigma che, tra le altre cose, sta inaugurando una nuova opportunità di business nell’offerta di servizi orbitali (o in orbit servicing). La possibilità, cioè, di affidarsi a veicoli spaziali che movimentino o manutengano satelliti; li consegnino sulla giusta orbita (l’italiana D-Orbit è uno degli esempi più brillanti a livello internazionale), li aggancino e li spostino come carri attrezzi, ne correggano la traiettoria o li riforniscano di carburante, allungandone così la vita operativa. Oppure riportino quelli a fine vita in atmosfera terrestre o nelle orbite cosiddette “cimitero”, per fare spazio ad apparati nuovi senza aumentare il numero di detriti alla deriva oltre il cielo.
Il futuro Orbital Transfer Vehicle (Otv) di Ispace garantirà diverse delle attività appena elencate: il servizio oggetto della lettera firmata da Julien Lamamy, ceo di Ispace-Europe, e da Gabriele Pieralli, amministratore delegato di Telespazio, riguarda l’intera fase di trasporto dall’orbita terrestre fino a quella lunare, dove i satelliti Moonlight arriveranno integrati, come fossero su un taxi spaziale, nell’Otv di Ispace.
Il servizio comprende anche il lancio, che ispace acquisterà per Telespazio da uno dei service provider sul mercato (per esempio SpaceX, Ula, Blue Origin, Arianespace). Dopo il decollo, una volta che il lanciatore avrà rilasciato l’Otv, quest’ultimo sfrutterà i propri motori per lasciare l’orbita terrestre e dirigere verso la Luna. Quindi, nell’ultima fase della missione, libererà i satelliti Moonlight sulla giusta orbita per iniziare il servizio.
Tutto dovrebbe accadere verso la fine di questo decennio
Dalla Terra alla Luna e dalla Luna alla Terra.
Nel frattempo ispace lavora a un altro utilizzo per il suo Otv, in questo caso per fare il tragitto inverso: la compagnia ha firmato un memorandum d’intesa con Elevation Space per una missione privata che riporti sulla Terra un campione di suolo selenico, ma anche materiali sviluppati nello spazio (per esempio un farmaco).
L’Otv avrà dunque una versione capace di rientrare in atmosfera, con uno scudo termico in grado di portare il carico intatto dallo spazio alla Terra.
Fondata in Giappone, ma con sedi in Europa e negli Stati Uniti, ispace è l’esempio di un’azienda dagli orizzonti globali e la cui ingegneria è pronta, almeno sulla carta, alle sfide spaziali contemporanee.
Lo ribadiscono due primati dell’azienda, sebbene relativi alla missione di Resilience, il lander protagonista del secondo tentativo fallito di discesa sul suolo lunare: a bordo, il veicolo trasportava il primo rover europeo che sia mai stato lanciato, realizzato in Lussemburgo proprio da ispace. Era anche il primo robot europeo con l’autorizzazione a scavare e commercializzare il materiale extraterrestre. Il permesso era stato concesso dallo Stato “di bandiera”, il Lussemburgo, e i campioni erano destinati a essere venduti alla Nasa.
Non che ispace si sia arresa per il mancato traguardo: tra il 2027 e il 2028 sono previste altre due missioni dirette sulla superficie selenica: Apex e Series 3. La prima punterà addirittura al lato nascosto della Luna, da dove, per comunicare con la Terra, dovrà servirsi di un satellite che faccia da ponte. Satellite che ispace dovrà portare da sé. Ed è esattamente questo il “servizio pubblico” che Moonlight promette di fornire un paio di anni più tardi a chiunque – pubblico o privato – voglia esplorare un nuovo mondo. E alimentare una sempre meno teorica una lunar economy.