Sitael e il “reame” degli smallsat. Eccellenze italiane per grandi costellazioni
- June 12, 2025
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- Category: Emilio Cozzi

L’azienda pugliese ha annunciato una nuova piattaforma di piccoli satelliti. Insieme con Thales Alenia Space, D-Orbit e Argotec, il know how italiano cresce in uno dei settori più strategici.
DI EMILIO COZZI
Si premettano due fatti, apparentemente lontani nello spazio e nel merito. Il primo: durante il clamoroso scambio di accuse tra Elon Musk e Donald Trump, alla minaccia del presidente di chiudere contratti già firmati, Musk ha risposto manifestando l’intenzione di dismettere le navette Dragon, le uniche a disposizione degli Stati Uniti per trasportare gli equipaggi da e verso la Stazione spaziale internazionale.
Il secondo fatto è una notizia di poche settimane fa: Sitael, la più grande compagnia spaziale italiana a capitale interamente privato (del gruppo Angel, in precedenza noto come Angelo Investments), ha presentato una nuova piattaforma satellitare. Detto in maniera meno tecnica, un “modello” di satellite adatto a ospitare carichi per usi anche molto diversi.
È un’architettura modulare, concepita per essere assemblata più rapidamente. Si chiama Empyreum ed è stata presentata allo SmallSat Europe di Amsterdam alla fine di maggio. Non a caso, perché Empyreum è un progetto per piccoli satelliti, laddove con “piccoli” si intendano masse comprese fra i 150 e i 250 chilogrammi. Non sono cubesat, ma nemmeno veicoli da una tonnellata e oltre che, di norma, hanno un range di costo di centinaia di milioni di euro e sono progettati su misura per una missione o un servizio specifici (vedi i satelliti in orbita geostazionaria per il meteo o le trasmissioni).
L’orbita bassa, lo spazio strategico
Ci sono diversi aspetti che rendono rilevante questo annuncio: Sitael doterà i nuovi satelliti di un sistema di propulsione elettrico, Spark, proprietario e con grandi capacità di manovra.
Satelliti di queste dimensioni sono, di solito, impiegati dove l’atmosfera, seppur rarefatta, fa ancora sentire la propria influenza e si richiedono manovre correttive, anche con un’accelerazione elevata, per esempio in orbita terrestre molto bassa (Very low Earth orbit, Vleo).
L’altro aspetto, non esattamente un dettaglio, è che, come ha dichiarato l’amministratrice delegata di Sitael, Chiara Pertosa, “Empyreum è pronto per essere impiegato in costellazioni. Ogni satellite è pre-integrato con collegamenti ottici inter-satellitari, che riteniamo essenziali per l’architettura distribuita di prossima generazione“.
Viviamo un periodo storico in cui la “densità del traffico”, anche nello spazio, è fondamentale. In particolare perché le orbite più “utili” sono quelle basse, che permettono una risoluzione maggiore, perché più vicine al suolo (nel caso di missioni di osservazione della Terra), e una minore latenza, perché il segnale deve coprire una distanza inferiore rispetto alle orbite più lontane (nel caso delle comunicazioni).
Utili e, dal punto di vista militare e geopolitico, strategiche.
Le orbita più prossime alla superficie terrestre sono anche la porzione di spazio in cui qualsiasi satellite, per ragioni di meccanica orbitale, non può restare “sospeso” sulla verticale di un punto o di una regione, ma deve viaggiare ad altissima velocità. È il motivo per cui ogni apparato può garantire il servizio su un’area specifica o su un Paese solo per una manciata di minuti, a ogni orbita.
Affinché si offrano servizi continuativi e resilienti, servono quindi molti satelliti. L’esempio più celebre è quello di Starlink, che assicura connessione internet potenzialmente in tutto il globo, forte di una flotta di oltre 7500 apparati operativi.
Il collegamento tra satelliti – come quello di cui saranno dotati gli Empyreum, la seconda generazione di Galileo, e di cui sono già equipaggiati gli Starlink – permette di inviare comandi o ricevere informazioni verso e da apparati fuori dal campo di “vista”, sfruttando quelli al momento raggiungibili a mo’ di “ponte” per comunicare anche dall’altra parte del mondo e senza necessità di antenne terrestri.
Così si fanno Iride e Platino
C’è l’ultimo aspetto di un’equazione promettente: lo scorso marzo, a Mola di Bari, Sitael ha inaugurato la nuova factory 4.0, un progetto sostenuto con fondi del Pnrr e da un partenariato pubblico-privato con l’Agenzia spaziale italiana (Asi), per uno stabilimento all’avanguardia, con tecnologie digitali, un impianto per qualifica e test, una camera bianca da mille metri quadrati e la capacità di verificare le prestazioni in un ambiente simulato (il digital twin). Proprio da lì è uscito Platino-1, il primo satellite che utilizza la piattaforma Platino, programma finanziato dall’Asi ma che ha punti in comune con Empyreum: è una piattaforma per satelliti che ospiteranno, ciascuno, carichi differenti a seconda del tipo di missione. Il primo avrà a bordo un radar ad apertura sintetica; Platino-2, in collaborazione con la Nasa, porterà in orbita lo strumento multispettrale americano Maia, per il rilevamento degli inquinanti in atmosfera.
Sitael ha inoltre siglato quattro contratti per altrettante missioni Platino, che andranno a far parte della costellazione italiana di osservazione della Terra Iride (anche questa finanziata dal Pnrr).
Saranno realizzati nello stabilimento di Mola di Bari e imbarcheranno gli strumenti ottici iperspettrali di ultima generazione, costruiti da Leonardo negli stabilimenti di Campi Bisenzio, a Firenze. Non si tratta solo di satelliti sperimentali; l’obiettivo dei fondi Pnrr è far crescere e potenziare un’industria spaziale che, nel medio periodo, possa dare all’Italia un’autonomia infrastrutturale (spaziale) di cui oggi sono orfani sia il nostro Paese che l’Europa.
Costellazioni italiane, europee
Pur essendo due progetti distinti, la piattaforma Platino è di classe analoga a Empyreum (da 350 chili), mentre gli altri satelliti avranno dimensioni e massa diverse a seconda del tipo di missione e di costruttore. Si rimane, comunque, dentro lo stesso “reame”, quello degli smallsat, realizzati da aziende con capacità e know how d’eccellenza e che si stanno attrezzando per produrre con tempestività in catene di montaggio sempre più rapide. Oltre a Sitael, partecipano come contraenti del programma Iride Thales Alenia Space Italia, Argotec, D-Orbit e Ohb Italia.
Il litigio tra Musk e Trump ha dimostrato quanto sia delicato e fragile un equilibrio in cui un solo attore domini il panorama. E nei mesi in cui si discute dell’opportunità di affidare a Starlink le comunicazioni strategiche del nostro Paese, e in cui si avviano i lavori per la futura costellazione europea Iris2, il potenziale italiano in questo settore si dimostra forte come non mai.
Andrebbe anche ricordato che una costellazione di comunicazione nazionale è stata oggetto di uno studio di fattibilità preliminare dell’Asi proprio in questi mesi. Un’autonomia non solo nazionale, ma europea, prometterebbe di essere alla portata in tempi celeri, se anche un solo Paese, come l’Italia, dovesse decidere di “fare da solo”. A patto, doveroso ribadirlo, che tutto sia interoperabile e in sinergia con l’attuale costellazione franco-britannica OneWeb di Eutelsat, e con la futura Iris2.