- April 10, 2024
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- Category: Emilio Cozzi
La Nasa ha selezionato tre compagnie commerciali per sviluppare, lanciare e testare il prossimo mezzo che gli astronauti guideranno sulla Luna. Un investimento da 4,6 miliardi di dollari per il veicolo e tutte le operazioni, dal lancio allo sbarco, sulla superficie selenica.
DI EMILIO COZZI
Il primo dettaglio che salta all’occhio sono i fanali.
Serve qualche secondo per rendersi conto del perché: le “Moon buggy” guidate dagli astronauti durante le missioni Apollo non li avevano. Non c’erano perché, semplicemente, non servivano: l’esplorazione umana e robotica sul suolo selenico si è sempre svolta in pieno giorno, giorno lunare, beninteso, che equivale a 14 giorni terrestri. Ai prossimi veicoli per l’esplorazione delle lande seleniche, invece, i fari serviranno eccome. Perché lavoreranno al Polo sud e lì giorno e notte si sfiorano e rincorrono, tra zone sempre illuminate e altre immerse nell’oscurità da milioni, o miliardi di anni.
Nei giorni scorsi, la Nasa ha selezionato tre compagnie per sviluppare i prossimi Lunar Terrain Vehicle – questa la denominazione tecnica, abbreviata in Ltv -, cioè gli eredi delle Moon buggy. Dalle tre società, l’agenzia statunitense affitterà un servizio all inclusive, che la Nasa circostanzierà con istruzioni, obiettivi e compiti per gli astronauti. Si è ancora nella fase della “fattibilità”, vale a dire alla valutazione preliminare dei progetti, ma il budget complessivo è rilevante: 4,6 miliardi di dollari (al momento di scrivere queste righe non ci sono dettagli su quanto stanziato per le singole fasi).
Startup e colossi (anche delle “gomme”)
Sono Intuitive Machines, Lunar Outpost e Venturi Astrolab. A loro il compito di fornire all’agenzia spaziale statunintense il mezzo di trasporto sulla superficie lunare per i prossimi pionieri che sbarcheranno per la missione Artemis V, nel 2030. Il concept dell’accordo è quello del servizio, modello usato dalla Nasa per i contractor privati nell’ambito del programma Artemis e non solo. È un approccio competitivo, con un bando e una selezione finale, come già successo per il servizio di allunaggio vinto da SpaceX e poi esteso a Blue Origin.
Intuitive Machines intende fare della Luna una abitudine piacevole: l’azienda è a capo del team Moon Racer (Reusable Autonomous Crewed Exploration Rover), che comprende AVL e Michelin, dall’industria automobilistica, oltre a Boeing e Northrop Grumman da quella aerospaziale. Il suo veicolo lunare sarà progettato per sbarcare su un lander Nova-D, costruito dalla stessa Intuitive Machines, una versione più grossa del Nova-C che a febbraio 2024 è diventato la prima sonda commerciale a scendere con successo sulla superficie selenica.
Lunar Outpost è una startup, ma forte del supporto di diversi colossi del settore: attualmente è impegnata nella realizzazione di quattro piccoli rover robotici ed è a capo del team Lunar Dawn, che comprende Lockheed Martin, Mda Space, General Motors e Goodyear. Lockheed e Mda Space forniranno competenze nella progettazione di veicoli spaziali e nella robotica; la casa automobilistica di Detroit si occuperà di batterie e tecnologie correlate, mentre Goodyear produrrà gli pneumatici.
Infine Venturi Astrolab lavora, insieme con Axiom Space e Odyssey Space Research, a una versione manned del suo rover Flex, che intende inviare sulla Luna con una Starship di SpaceX alla fine del 2026.
Al momento è prevista l’assegnazione a un solo vincitore ma, come spesso accade (e come accaduto proprio con il sistema di allunaggio), non sono da escludere cambiamenti in corso d’opera.
Andiamo a esplorare
I requisiti richiesti dalla Nasa dicono molto circa gli scopi che avrà il nuovo veicolo di esplorazione: l’Ltv sarà più molto più complesso del Lunar Roving Vehicle usato dagli equipaggi delle missioni Apollo 15, 16 e 17. Come il predecessore, non sarà pressurizzato, quindi, quand’anche dovesse avere una cabina – come almeno uno dei tre concept, quello di Lunar Outpost – non sarà utilizzabile senza una tuta per le attività extraveicolari, necessaria per tutte le operazioni nel vuoto spaziale.
L’Ltv dovrà poter essere manovrato anche da remoto, dagli astronauti sulla superficie, dal Gateway, la base spaziale in orbita lunare di prossima costruzione, o dalla Terra. Nei periodi in cui non ci saranno astronauti sulla superficie selenica, infatti, l’Ltv verrà utilizzato come un rover robot, per continuare le ispezioni e l’esplorazione unmanned.
“Utilizzeremo l’Ltv per recarci in luoghi che altrimenti non potremmo raggiungere a piedi, aumentando la nostra capacità di esplorare e fare nuove scoperte scientifiche – ha dichiarato Jacob Bleacher, capo dell’esplorazione presso l’Exploration Systems Development Mission Directorate della Nasa – con le missioni Artemis con equipaggio, e durante le operazioni remote quando non c’è un equipaggio sulla superficie, consentiremo la ricerca scientifica e l’esplorazione sulla Luna tutto l’anno“.
Come già scritto, a differenza delle lande soleggiate battute negli anni 60 e 70, la prossima avventura lunare prevede l’arrivo al Polo sud. Lì, dove la luce solare arriva quasi parallela al suolo, i concetti di giorno e di notte si fanno evanescenti e le ombre sono lunghissime. Alcune zone sono perennemente illuminate, altre sempre al buio. È lì, magari in fondo ad avvallamenti e crateri, che si andrà in cerca di ghiaccio d’acqua. Per questo, tra i requisiti dei veicoli, ci sono il poter operare per almeno due ore nelle zone in ombra perenne e due ore al di fuori di esse. E di poter affrontare pendenze fino a 20° (circa 35%). Si guarda alle mappe della regione per avere un mezzo in grado di portare gli esploratori, o le indagini remotate, nei punti più interessanti senza eccessivi rischi.
Sono tutte caratteristiche tipiche di attività di esplorazione in un ambiente ostile, a partire dall’autonomia richiesta: 20 chilometri e 8 ore durante una singola Eva prima di dover essere ricaricato, con una capacità di carico tra gli 800 e i 1.600 chili. L’Ltv dovrà avere due posti con alloggio in sicurezza anche per un membro dell’equipaggio “incapacitato”, dunque in previsione di un possibile infortunio o di un incidente a uno degli astronauti. Dovranno essere garantiti 1.500 chilometri all’anno di autonomia, una velocità massima di 15 chilometri all’ora e la capacità di coprire 6 chilometri in 24 ore durante spostamenti lunghi nelle fasi senza equipaggio. L’Ltv dovrà anche sopportare periodi di ibernazione e almeno 150 ore di permanenza nell’ombra senza che sia compromessa la capacità operativa.
Un ‘affitto’ all inclusive
Un aspetto significativo riguarda il tipo di servizio che il contractor dovrà fornire. La Nasa scrive esplicitamente che “appalterà l’Ltv come servizio dall’industria, invece di possedere il rover. L’appalto di servizi da parte di partner industriali consente alla Nasa di sfruttare l’innovazione commerciale e di fornire il miglior valore ai contribuenti statunitensi, raggiungendo al contempo gli obiettivi scientifici e di esplorazione del volo umano nello spazio”.
Come in una sorta di noleggio, la compagnia che si aggiudicherà l’appalto avrà l’obbligo di occuparsi di tutto (end-to-end), a cominciare dal portare, fisicamente, l’Ltv dove serve. Per questo, prima di scegliere il vincitore, la Nasa esaminerà anche le proposte per la consegna sulla Luna dell’Ltv (lancio e discesa) e delle operazioni sulla superficie. Dopodiché, concluso lo sviluppo, bisognerà partire, allunare a meno di 100 metri di distanza dal luogo prescelto e provare il veicolo che gli astronauti delle missioni Artemis V (2030) e successive troveranno a disposizione una volta allunati.
Il Lunar Terrain Vehicle dovrà essere equipaggiato con slot per camere e videocamere, strumenti scientifici e un braccio meccanico per immagazzinare campioni. Farà anche da “nodo” di comunicazione tra gli astronauti e gli altri centri Nasa, in orbita e sulla Terra, motivo per cui dovrà montare i dispositivi per mantenere il contatto audio e video, e fornire (anche questo sotto la responsabilità del contractor) la posizione esatta del veicolo e dei suoi occupanti. Dietro istruzioni della Nasa, si occuperà di effettuare tutte le operazioni, in particolare durante i periodi in cui non sarà presente un equipaggio. Al di fuori delle finestre di utilizzo da parte della Nasa, la compagnia privata potrà utilizzare l’Ltv per sviluppare il proprio business.
Difficile non notare la strategia, ormai collaudata, degli Stati Uniti, che dall’orbita si estenderà presto fino alla Luna: investire miliardi di dollari per incubare idee e coltivare, in aziende spaziali, competenze avanzate. Come quella di navigare ed esplorare un altro mondo a caccia di opportunità nuove. Perché anche sulla Luna il business sarà “dietro l’angolo”, a portata di fanali.