Lo spazio per la Difesa e un’Europa sovrana. Il piano “duale” di Macron
- November 28, 2025
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- Category: Emilio Cozzi
Il presidente francese delinea la strategia per una Francia meno dipendente da servizi extra Ue: nuovi fondi, spinta verso l’utilizzo di lanciatori Made in Europe e abbandono del georitorno in Esa
DI EMILIO COZZI
“La guerra di oggi si svolge già nello spazio e la guerra di domani inizierà nello spazio. Prepariamoci“.
Sono parole perentorie quelle pronunciate qualche giorno fa dal presidente Emmanuel Macron, durante l’inaugurazione del Centro operativo del Comando Spazio a Tolosa. Sintetizzano tutti i punti sui quali si concentrerà la politica spaziale francese nei prossimi anni. E senza panegirici, evocano un’Europa spaziale “fragile, attaccata da coloro che vorrebbero frammentarla per impedirci di essere più forti insieme“. È un discorso significativo anche perché pronunciato a pochi giorni dal Consiglio Ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa), con un appello a privilegiare le tecnologie made in Europe e ad abbandonare il meccanismo del cosiddetto “georitorno”.
Uno spazio “brutalizzato”
In poco più di mezz’ora, Macron è ricorso per ben nove volte all’aggettivo “duale”: tecnologie e infrastrutture spaziali sono, oggi in particolare, asset cruciali per servizi civili e militari (basti pensare al sistema di geoposizionamento e navigazione Galileo).
Il confine è più sfumato che mai; l’ambiente stesso, lo spazio, non è più “un santuario, è diventato un campo di battaglia“, dove ogni edificio può essere una roccaforte, ogni canale una trincea.
Quindi, per fronteggiare la situazione, nell’ambito dell’aggiornamento della legge di programmazione militare, Macron ha annunciato fondi supplementari per lo spazio: 4,2 miliardi di euro per il periodo 2026-2030, in aggiunta a quanto già programmato; nonché “fondi per le attività duali per oltre 16 miliardi di euro entro il 2030, al netto delle attività puramente militari“.
Gli investimenti saranno suddivisi tra una parte riservata alla sovranità nazionale, i programmi di cooperazione europea tramite l’Esa e quelli guidati dall’Unione. “Ho chiesto al Cnes [il Centro nazionale degli studi spaziali, cioè l’agenzia spaziale francese, ndr] di avvicinarsi ai suoi omologhi tedeschi e italiani per costruire una visione condivisa del posto dell’Europa sulla mappa delle potenze spaziali mondiali entro il 2035” ha detto Macron, che poi ha annunciato un vertice nell’aprile 2026 con l’astronauta Thomas Pesquet e l’imprenditrice e fondatrice di The Exploration Company, Hélène Huby, quali testimonial.
Il presidente francese ha apertamente menzionato una “brutalizzazione” dello spazio: “Alcune potenze – ha detto – hanno moltiplicato lassù le azioni irresponsabili, illegali, persino ostili: spionaggio, per esempio da parte della Russia, dei nostri satelliti da parte di navi di pattuglia, le massicce interferenze dei segnali Gps, gli attacchi informatici contro le nostre infrastrutture spaziali, i test missilistici anti-satellite, lo sviluppo di armi anti-satellite con effetto di zona contro le costellazioni, e persino la minaccia russa, particolarmente scioccante, di armi nucleari nello spazio”.
Macron ha citato armi a energia diretta e tutti quegli attacchi che minacciano l’indipendenza sovrana della Francia. Che “oggi dipende dalla sua capacità di azione […] nel settore spaziale […] se vogliamo mantenere la nostra autonomia per comunicare, per osservare, per preservare la padronanza del monitoraggio del clima, per continuare a poter agire e difenderci, è indispensabile prendere decisioni strutturali oggi o implementare quelle che abbiamo preso in passato”.
Macron ha comunque tenuto fermo il principio sancito nel Trattato sullo spazio del 1967, per un uso pacifico dell’extra-atmosfera; ha anche citato la moratoria del 2022 sui lanci di missili antisatellite.
Non che la Francia ignori l’urgenza di azioni concrete: entro il 2030 prevede sarà operativo il radar Aurora, mentre dal 2027 nuovi satelliti – Orbit Guard e Toutatis – monitoreranno, ispezioneranno e, se necessario, contrasteranno le minacce in orbita. Il Paese punta anche a sviluppare capacità offensive spaziali attraverso laser e jammer e con sistemi di allerta avanzata in collaborazione con la Germania, attraverso il programma Jewel, deputato ad avvistare dallo spazio missili lanciati verso il territorio europeo.
Autonomia di accesso all’orbita
Macron ha delineato cinque pilastri sui quali erigere la strategia spaziale francese dell’immediato futuro.
Il primo è l’accesso allo spazio: “Garantire il mantenimento e lo sviluppo della nostra base di lancio, il Centro spaziale della Guyana, e la padronanza dei nostri lanciatori, con Ariane oggi e i nostri futuri vettori domani […] le leve principali del nostro accesso autonomo“. L’obiettivo implica l’aumento della competitività e del ritmo dei lanci di Ariane 6, per contrastare chi ha divorato gran parte del mercato. Pur non esplicito, il riferimento è a SpaceX, che continua a fornire all’Europa servizi di trasporto spaziale anche per asset strategici. Giusto di recente la compagnia di Elon Musk ha portato in orbita il Sentinel 6B, della costellazione europea Copernicus.
“Se alcuni attori privati possono apparire affascinanti […] è perché sono stati aiutati in maniera massiccia da programmi di azione pubblica, militari o commerciali, e hanno avuto l’esclusività dei lanci istituzionali” semplifica Macron, riferendosi a SpaceX senza nominarla. “Se gli europei agiscono in modo diverso, non c’è possibilità che i loro attori siano competitivi sul mercato commerciale. Quindi, tutti dietro Ariane 6 e i programmi futuri. Questo significa sviluppare i futuri vettori attorno al riutilizzo, la propulsione a basso costo, la motorizzazione ad alta spinta […] Significa infine modernizzare la base di Kourou per renderla un luogo agile, aperto a piccoli lanciatori e partner stranieri“.
Più competitività, no al georitorno
Migliorare la competitività significa, per Macron, ripensare un settore “dall’inizio alla fine”, senza opporre paradigmi consolidati e attori storici al new space. È il secondo pilastro della strategia, costituito da industria e competenze. Ambiti in cui le difficoltà francesi sono evidenti (Thales e Airbus in particolare). Per questo, ha detto Macron, “Il modello industriale e commerciale deve essere ripensato dall’inizio alla fine, dalla costruzione di lanciatori e satelliti alla connettività, fino ai servizi digitali del futuro. Deve essere ripensato per inserirsi sul mercato mondiale, sul piano commerciale, ma anche tecnologico. L’ecosistema deve formare ancora di più una squadra nazionale, imparando ad associare quelli che abbiamo chiamato gli attori del new space e gli attori storici, senza opporli in alcun modo”.
Al terzo pilastro, la Difesa, seguono la scienza e l’esplorazione. “Per comprendere il riscaldamento globale – quadro di molti programmi avviati dal Cnes, in collaborazione con altri enti e operatori, in un momento in cui alcuni si stanno tirando indietro – per comprendere l’origine dell’universo e tanti altri elementi chiave, i programmi di ricerca spaziale sono fondamentali […] in un momento in cui la ragione, la scienza, le regole del dibattito democratico vengono attaccate” e mentre “alcuni tagliano i programmi quando gli argomenti di ricerca non fanno loro comodo”.
Secondo Macron occorre diventare più “proattivi”; “in materia di esplorazione, dobbiamo anche avere un approccio più offensivo, assumere di essere alla ricerca di nuove risorse critiche per il futuro della nostra umanità, sviluppare navi da carico o anche la produzione in orbita. Anche questo è un teatro di innovazione, un teatro di produzione con enormi opportunità industriali a un termine molto più breve di quanto si pensi”.
In ambito industriale, Macron ha insistito su un punto che è molto probabile sarà affrontato nella prossima Ministeriale: il georitorno, cioè l’obbligo in ambito Esa di investire negli ecosistemi industriali dei singoli Paesi membri una cifra pari al contributo di ciascuno. “Dobbiamo abbandonare il meccanismo del ritorno geografico nei mercati competitivi; aveva la sua giustificazione e utilità un tempo, ma ora dobbiamo voltare pagina. Non c’è alcuna possibilità di costruire attori europei competitivi se, attraverso le nostre normative e la struttura dei programmi, impediamo loro di essere efficienti; o se un lanciatore deve attraversare il confine cinque o sei volte per essere prodotto, mentre i suoi concorrenti americani fanno tutto in un unico luogo“. È lo stesso auspicio che un anno fa espresse Mario Draghi nel report sulla competitività europea.
Il quinto pilastro è la cooperazione: in via prioritaria con gli altri Stati europei, ma senza dimenticare “l’India, il Giappone, gli Stati Uniti o gli Emirati Arabi Uniti, che continueranno a svolgere un ruolo chiave al nostro fianco“. Non ci sono più tre o quattro grandi protagonisti a livello governativo, ha detto Macron, “la competizione si fa in modo molto più ampio con le potenze emergenti, ma anche con aziende private che accelerano e creano dipendenze“.
Campioni europei per la sovranità
L’inquilino dell’Eliseo ha menzionato anche la “fusione delle nostre tre società satellitari europee: Thales Alenia Space, Ads e Telespazio” (semplificando, parla della nascita di Bromo, che coinvolge Thales, Airbus e Leonardo ndr), per creare “un nuovo campione nel campo spaziale”. “Ci impegneremo – ha promesso – affinché, a livello europeo, questo movimento decisivo sia incoraggiato. Perché permette di creare una massa critica, ridurre la concorrenza interna e andare avanti“.
Tra i “campioni” europei non si è dimenticato di citare Eutelsat, “che deve mettersi al servizio dell’Europa” – per sfidare la concorrenza di SpaceX e Amazon sulle comunicazioni –, nonché la costellazione pubblica Iris2, “un programma necessario per i nostri concittadini, per i nostri eserciti, per le nostre nazioni europee. Dobbiamo fare di questo progetto un successo, e per questo, dobbiamo semplificarlo, dobbiamo accelerarlo per offrire i servizi di connettività necessari per tutta l’Europa prima della fine del decennio, e immaginare fasi intermedie per raggiungere questo obiettivo“.
Un programma da attuare secondo il paradigma della “preferenza europea” che, ha assicurato, “non è protezionismo“. “Saremmo così ingenui da pensare che mentre i cinesi possono avere accesso esclusivo ai prodotti cinesi, gli americani una preferenza chiara e deliberata per i prodotti americani, l’Europa debba, in definitiva, essere l’unico attore in gioco così semplice da favorire a volte gli altri? […] Se vogliamo un ecosistema industriale efficiente e in via di sviluppo, dobbiamo iniziare dedicandogli […] tutto il mercato istituzionale, senza eccezioni”.
Per questo è necessario far crescere l’industria con mezzi europei e con appalti pubblici anche quando altri vantino tecnologie più avanzate. In gioco c’è l’indipendenza: “Se questi investimenti dovessero tradursi in acquisti di soluzioni americane già pronte, non sono sicuro che progrediremmo collettivamente in un’Europa spaziale più sovrana”.
Ambizioni da concretizzare insieme con partner privilegiati. Macron ha citato quelli con cui la collaborazione è più stretta: la Germania (con Airbus), l’Italia (con Thales Alenia Space), il commissario europeo (Andrius Kubilius) e l’Esa. Per concretizzare la visione complessiva “l’Unione Europea deve assumere il suo ruolo e guidare la politica spaziale attingendo alle risorse e alle competenze tecniche già esistenti. Senza una leadership politica ambiziosa, chiara ed esigente, questo percorso sarà impossibile“. Purtroppo è su quest’ultimo punto che l’Europa è storicamente più fragile.