Difesa spaziale europea. L’Esa: “Noi siamo lo strumento”
- October 9, 2025
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- Category: Emilio Cozzi

L’agenzia continentale non può avere scopi militari, ma riceve un “mandato politico” dalla Commissione Ue per fornire le infrastrutture orbitali necessarie a eserciti e operazioni di sicurezza dei confini.
DI EMILIO COZZI e MATTEO MARINI
Nel pieno della peggiore crisi continentale, forse mondiale, dal secondo dopoguerra, l’Europa si è guardata allo specchio e ha preso contezza delle proprie fragilità.
Il disinteresse per gli affari del Vecchio continente palesata dall’Amministrazione Trump, che ha spostato il baricentro geopolitico sull’Indo-Pacifico, ha messo a nudo le debolezze della difesa europea e del suo sistema spaziale. In primis perché, una Difesa comune, l’Europa non l’ha. E lo spazio non fa eccezione. Occorre dunque attrezzarsi, e fare presto.
Per questo l’Europa della Difesa chiama e l’Agenzia spaziale europea, con un vigore inedito su questi temi, risponde come “fornitore di sicurezza“.
Accade tutto all’indomani di episodi che sembrano configurare un’escalation: prima un supposto jamming al sistema di posizionamento satellitare dell’aereo della presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, diretto in Bulgaria, che ha dovuto ripiegare su una navigazione manuale; poi la denuncia, da parte del governo estone, della violazione del suo spazio aereo da parte di tre jet MiG-31 russi. Quindi, subito dopo, gli sconfinamenti di droni, dalla provenienza non ancora identificata, sui cieli della Polonia e della Romania.
I baluardi sono in orbita
Poter fare affidamento su infrastrutture spaziali, satelliti di comunicazione, posizionamento, navigazione e osservazione della Terra, è ormai indispensabile per far fronte a minacce, se non a effettivi atti di aggressione, che attraversino i confini dell’Europa unita o della Nato.
L’Europa in questo è però rimasta indietro. Diventa allora necessario mettere a punto in tempi record un sistema di sistemi “per dati di geointelligence dallo spazio con capacità di imaging in tutte le condizioni meteo, per rivisitare un punto preciso della terra ogni 30 minuti; comunicazioni satellitari sicure migliori di Starlink; servizi di posizionamento e temporizzazione della navigazione sicuri e di alta precisione, in grado di resistere a jamming e spoofing” ha detto il commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, Andrius Kubilius, nel suo discorso all’Esa Council di giugno, per poi ribadirlo durante il suo intervento a settembre, durante gli Stati Generali su Difesa, Spazio e Cybersecurity. “Noi siamo lo strumento” ha risposto il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, l’austriaco Josef Aschbacher.
“Nell’Unione europea siamo già sotto attacco a causa dello spoofing dei sistemi globali di navigazione satellitare, che ho potuto sperimentare in prima persona quando, insieme con la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, eravamo in viaggio verso la Bulgaria – ha ricordato Kubilius, durante l’evento di settembre tenutosi al centro Esa di Frascati – nel Baltico, la regione che conosco, le interferenze a radiofrequenza sono cinque volte superiori rispetto all’anno scorso. Ma non solo il Baltico; gran parte dell’Europa è in pericolo. In breve, lo spazio non è decisivo solo sul campo di battaglia, lo spazio sta diventando un campo di battaglia“.
Il “nuovo ruolo” dell’Esa
Detto altrimenti, si sta aprendo una strada in qualche modo inedita nei 40 anni di storia dell’Agenzia spaziale europea: “Le nostre forze armate hanno bisogno di sistemi spaziali autonomi, di un posizionamento, di una navigazione e di una tempistica robusti per guidare aerei, droni e missili, per comunicazioni sicure delle nostre forze armate in aria, in mare e a terra, e per preservare e modernizzare i nostri sistemi esistenti in modo da rafforzare la nostra leadership globale nello spazio per la difesa” ha affermato il commissario europeo. Serve che l’Esa, che possiede e coordina il cuore dell’ingegneria tecnica e logistica d’eccellenza del Continente, collabori alla difesa dell’Europa. Si noti l’uso – in questo caso da parte di chi scrive – della “d” minuscola. Da intendersi quindi in senso lato, in termini generici.
L’Esa, infatti, non può prendere parte alla Difesa, nell’accezione istituzionale del termine: l’Agenzia è un ente civile e nella convenzione che la istituì, firmata nel 1975, è ribadito ben quattro volte che i suoi sono “scopi esclusivamente pacifici“. Nonostante questo, il direttore generale ha deciso di muoversi su un confine sfumato, oppure “duale”, e sull’esempio del programma che finora ha insegnato di più in questo ambito: Galileo, il sistema di geoposizionamento, navigazione e timing europeo.
“L’Agenzia è lo strumento”
Ospitando gli Stati generali europei su Difesa, spazio e cybersecurity nel momento più delicato, Aschbacher ha voluto rispondere in prima persona di fronte a ministri, commissari e governi, con queste parole: “La Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha detto nel suo discorso sullo stato dell’Unione, due giorni fa: ‘Dobbiamo investire in una sorveglianza spaziale in tempo reale, così che nessun movimento di forze passi inosservato’. Parole quanto mai tempestive, visto l’intrusione di droni russi sul territorio sovrano polacco pochi giorni fa. Ma la Commissione e l’Europa hanno la fortuna che l’Esa, insieme con la Commissione europea, stia già lavorando a questo: costruire un sistema di sorveglianza spaziale in tempo reale, ovviamente con gli Stati membri“.
La risposta alle esigenze europee da parte dell’Esa è, insomma, “presente”: “L’Agenzia è lo strumento dell’Europa come architetto e sviluppatore di sistemi spaziali complessi, con un know-how tecnico senza pari e capacità di gestione operativa uniche“.
All’Esa un mandato politico
Aschbacher si addentra poi nella questione più delicata, anche politicamente, perché molto prossima al confine tra ciò che può essere considerato pacifico e ciò che non lo è più: “Dobbiamo alzare il livello del nostro impegno nello spazio e nella difesa. Ciò è indiscusso, ma richiede decisioni politiche coraggiose. L’Esa non è un attore di sicurezza, ma è senza dubbio un fornitore di sicurezza: una linea sottile ma cruciale. Non opererà mai satelliti di intelligence, ma può fornire infrastrutture spaziali a operatori designati, come già fa con Galileo“. Doveroso ribadirlo: Galileo non è un sistema operato dall’Esa, ma, finanziato dalla Commissione europea, è stato costruito sotto la guida dell’Agenzia per conto dell’Unione. Concepito come civile è – de facto – duale. Il segnale di posizionamento e navigazione, infatti, è prezioso per eserciti e governi. Il nuovo sistema per criptare il segnale darà, nei prossimi mesi, un’ulteriore garanzia di sicurezza all’infrastruttura di supporto per governi e contingenti in giro per il mondo.
“Possiamo produrre queste capacità spaziali, come abbiamo fatto quando, insieme all’Agenzia spaziale europea, abbiamo creato i sistemi Galileo e Copernicus, leader a livello mondiale – ha sottolineato ancora Kubilius – servirà un nuovo sistema governativo di osservazione della Terra per la nostra capacità di avere dati di geointelligence ad altissima risoluzione e con una rivisitazione molto elevata. Fino a 30 minuti. Invece di una sola volta al giorno, o meno, come avviene oggi“.
Kubilius non ha mancato di menzionare altre capacità che l’Europa deve irrobustire: il trasporto spaziale autonomo (la capacità attuale, con Vega C e Ariane 6, non è in tutta evidenza considerata sufficiente); la manutenzione permanente dei sistemi satellitari direttamente in orbita (il cosiddetto in orbit servicing); la capacità di reagire e difendere i sistemi satellitari da qualsiasi minaccia fisica nello spazio; il monitoraggio delle interferenze a radiofrequenza.
“La Commissione concluderà rapidamente questa prima fase con la preparazione di un documento di requisiti utente di alto livello (high-level user requirements document). Sarà la sintesi del lavoro svolto negli ultimi anni. Verrà discusso e concordato con gli Stati membri – ha detto Kubilius a giugno – prevediamo sarà pronto in autunno e costituirà un mandato politico nei confronti dell’Esa“. La domanda a questo punto è legittima: sarà l’Esa il collante di una prima, vera, Difesa europea?