La Nasa accelera: astronauti verso la Luna “non oltre aprile 2026″. Ma Musk annaspa
- September 25, 2025
- Posted by: admin
- Category: Emilio Cozzi

Artemis II potrebbe decollare da febbraio. I ritardi nello sviluppo di Starship, l’astronave di SpaceX scelta per allunare, potrebbero invece essere “di anni”.
DI EMILIO COZZI
Meno di cinque mesi. È quanto potrebbe mancare al lancio della prima missione “umana” verso la Luna dall’ultima volta che un equipaggio si è avventurato oltre la gravità terrestre, 53 anni fa con l’Apollo 17.
Lo ha annunciato la Nasa il 23 settembre, in una delle conferenze stampa dedicate in settimana ad Artemis II, la seconda missione del programma statunitense deputato a riportare l’umanità sul suolo selenico.
“L’Agenzia si è impegnata a lanciare non più tardi di aprile 2026 e intendiamo tenere fede a questo impegno” ha detto Lakiesha Hawkins. “Stiamo lavorando per accelerare” e lanciare “potenzialmente già a febbraio” ha aggiunto la vice amministratrice associata a interim dell’Exploration Systems Development Mission Directorate dell’ente spaziale americano.
Per la prima volta, dalle parti della Luna, si vedrà un non statunitense. L’equipaggio è infatti costituito da tre astronauti Nasa – il comandante Reid Wiseman, il pilota Victor Glover e la specialista di missione Christina Koch – e dal mission specialist Jeremy Hansen dell’Agenzia spaziale canadese, la Csa.
Artemis II accelera
La prima data utile al lancio sarà il 5 di febbraio, ha dichiarato Charlie Blackwell-Thompson, launch director di Artemis al Kennedy space center, con una finestra che si apre dai quattro agli otto giorni al mese.
Le date, è stato specificato durante l’evento, sono comunque indicative e molto dipenderà dalle condizioni di meccanica orbitale e dallo stato dei lavori. Sebbene lo Space launch system e la capsula Orion abbiano già volato, infatti, rimangono comunque veicoli sperimentali e Hawkins ha ribadito che questo è un volo “di test”. Niente è dato per scontato, soprattutto in queste prime fasi.
Fra le attività critiche da condurre già prima di dirigere verso la Luna, quando ancora la navetta si troverà in orbita terrestre, ci saranno la verifica del sistema di supporto vitale e le manovre manuali.
Il primo volo, Artemis I, è avvenuto tre anni fa e a bordo non aveva persone; tutto andò liscio con i sistemi automatici. In caso di avaria, però, un comandante di missione deve poter operare manualmente per garantire la sicurezza dell’equipaggio.
Se tutto funzionasse a dovere, inizierebbe una danza: “Orion si girerà e si dirigerà verso l’Icps (lo stadio superiore dell’Sls ndr), dove si trova la telecamera per l’attracco, che l’equipaggio utilizzerà per effettuare una serie di manovre e assicurare che tutti i modelli di terra, tutti i preparativi che abbiamo fatto prima del volo, corrispondano a ciò che sta accadendo con il veicolo spaziale. Quindi si effettueranno una serie di virate, una serie di avvicinamenti e partenze “per assicurarsi che i comandi manuali del veicolo siano quelli che ci aspettavamo” ha spiegato Judd Frieling, lead Artemis II ascent flight director.
Più lontano di chiunque
Se tutto sarà “nominale”, alla seconda orbita attorno alla Terra Orion accenderà i razzi per involarsi verso la Luna (in caso di problemi potrebbe attendere un’orbita in più).
Saranno necessari quattro giorni per arrivare a destinazione e la missione potrebbe raggiungere (a seconda del giorno in cui si riuscirà a lanciare, le distanze potrebbero cambiare) il punto più lontano dalla Terra mai raggiunto da esseri umani: un record detenuto dall’Apollo 13 con 400.073 chilometri.
Per tornare servirà altrettanto tempo. Come accaduto per Artemis I, e per le missioni Apollo 8 e Apollo 13, la traiettoria sarà quella di “ritorno libero”; Orion infatti non entrerà propriamente in orbita attorno alla Luna ma, descrivendo un “8”, le girerà dietro e rientrerà seguendo le “correnti gravitazionali” del sistema Terra-Luna, senza bisogno, almeno in teoria, di accendere di nuovo i motori. Il rientro è previsto dieci giorni dopo il lancio, con un ammaraggio nel Pacifico.
Artemis III rallenta
Artemis III, la missione di cui è previsto lo sbarco sulla superficie lunare, continua invece a essere un dilemma.
È questo l’esito di una visita condotta ad agosto negli stabilimenti di SpaceX da parte dei membri dell’Aerospace safety advisory panel (Asap, che segue i progressi e i requisiti di sicurezza delle missioni) della Nasa. In un incontro pubblico tenutosi il 19 settembre, i membri hanno dichiarato di ritenere che la versione dello Human landing system, o Hls, di Starship potrebbe essere in ritardo e non riuscire a rispettare la data annunciata dalla Nasa per il ritorno sul suolo lunare.
“La tabella di marcia dell’Hls è notevolmente compromessa e, secondo le nostre stime, potrebbe essere in ritardo di anni per lo sbarco sulla Luna di Artemis III nel 2027″ ha detto Paul Hill, uno degli ispettori, come riporta Spacenews.com. Il ritardo potrebbe rivelarsi disastroso per i piani della Nasa di anticipare i cinesi in quella che è stata definita la “seconda corsa allo spazio“. La Cina programma infatti di arrivarci nel 2029 e, a differenza degli Stati Uniti, sta accelerando senza esitazioni.
Le perplessità sono state confermate anche dalla presidente di SpaceX, Gwynne Shotwell: il 16 settembre, alla Settimana mondiale del business spaziale, ha detto che i test per il trasferimento del propellente (cruciale per rifornire la Starship in orbita terrestre prima che faccia rotta verso la Luna) la preoccupano più dell’aggancio delle astronavi. “Speriamo non sia difficile quanto alcuni dei miei ingegneri pensano possa essere” ha detto. Una sintesi eloquente della situazione.