Astronauti in orbita: l’Europa al bivio del trasporto spaziale
- July 2, 2025
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- Category: Emilio Cozzi

The Exploration Company ha presentato il concept di una navetta per equipaggio, che il Vecchio continente non ha mai avuto. Poi ci sono Thales Alenia Space, ArianeGroup e Pld Space. Alla Ministeriale di novembre, l’Agenzia spaziale europea dovrà decidere se fare, finalmente, questo passo
DI EMILIO COZZI e MATTEO MARINI
L’Europa deve muoversi. L’occasione per farlo arriverà questo autunno, a Brema, quando i ministri dei 23 Paesi membri dell’Agenzia spaziale europea si riuniranno per scegliere i programmi spaziali da intraprendere e quanto finanziarli.
Non è escluso passerà alla storia come la Ministeriale in cui il Vecchio continente ha deciso di dotarsi di un sistema di trasporto spaziale per i propri astronauti. È l’auspicio che anima l’attività dell’azienda franco-italo-tedesca The Exploration Company, espresso per bocca di Victor Maier, responsabile delle attività per la Germania e l’Europa centrale. Al Paris Air Show di Le Bourget, The Exploration Company ha presentato il progetto con cui cocretizzare questo desiderio: Nyx è il prototipo di una capsula cargo, per il trasporto merci in orbita. Il modello, però, sfoggia caratteristiche che non servirebbero a un comune veicolo di trasporto merci: finestrini, supporti vitali, comandi touchscreen e seggiolini.
Due giorni dopo, sempre a Le Bourget, l’Esa, Thales Alenia Space e Blue Origin hanno firmato un Memorandum d’intesa per “promuovere e facilitare progressi commerciali e industriali nel campo dell’esplorazione spaziale in orbita bassa terrestre“. L’azienda aerospaziale del fondatore di Amazon, Jeff Bezos, sta per costruire una nuova stazione spaziale commerciale, Orbital Reef, una delle eredi (ce ne sono diverse in fase di sviluppo) della Iss, alla cui costruzione partecipa la stessa Thales Alenia Space negli stabilimenti di Torino.
Sempre l’Esa ha siglato anche un accordo con Vast Space, che progetta di lanciare entro fine anno la piccola stazione Haven-1. Detto altrimenti, nell’imminente futuro un “posto” fisico, in orbita, sarà garantito da avamposti privati. Per questo l’Esa – come la Nasa – cerca di assicurare un approdo ad astronaute e astronauti europei, adatto all’addestramento e alla continuazione delle attività di ricerca in microgravità. Anche questo, per molti aspetti, è un momento storico.
Vero, ma con quali mezzi arrivare lassù?
Dal cargo alla crew
Nel 2024, l’Agenzia Spaziale Europea ha lanciato un bando chiamato Leo Cargo Return Service, un programma per sviluppare un veicolo in grado di rifornire le prossime stazioni spaziali per poi tornare sulla Terra. Non è pensato solo per capsule cargo; il dotare i veicoli di uno scudo, implementandone la capacità di riportare a terra materiali ed esperimenti, la capacità di resistere alle altissime temperature e alle sollecitazioni nella fase di rientro in atmosfera, è anche il primo passo concreto verso un sistema di trasporto abitato. In corsa ci sono due realtà molto diverse, proprio The Exploration Company, con la versione cargo di Nyx, e Thales Alenia Space.
La prima ha già raccolto più di 230 milioni di euro – quasi tutti da investitori privati – e ha lanciato un dimostratore su un volo SpaceX decollato il 23 giugno dalla base californiana di Vandenberg, per quella che hanno chiamato “Mission Possible”. Gli obiettivi principali erano la raccolta dei dati, il test dello scudo termico e il miglioramento dei sistemi di controllo. La missione è stata un “successo parziale”, come ha dichiarato poco dopo l’ammaraggio l’azienda: la capsula “ha alimentato i carichi utili nominalmente in orbita – Mission Possible portava una quindicina tra esperimenti, dimostratori tecnologici e progetti studenteschi, ndr – si è stabilizzata dopo la separazione con il lanciatore, è rientrata e ha ristabilito le comunicazioni dopo il black out” del rientro in atmosfera. Poi qualcosa non ha più funzionato: “In seguito ha riscontrato un problema, in base alle nostre attuali conoscenze, e abbiamo perso le comunicazioni pochi minuti prima dello splash down“.
I test servono a questo, e ovviamente la compagnia ha tutto l’interesse a continuare il lavoro per sviluppare una capsula completa e, in particolare se la Ministeriale Esa sbloccherà altri 200 milioni, preparare il volo inaugurale completo entro il 2028.
Thales Alenia Space lavora alla propria proposta, forte dell’esperienza sui veicoli IXV (il mini shuttle senza equipaggio che ha volato solo una volta) Space Rider e ATV. Quest’ultimo, nei corridoi dell’Esa, è considerato la grande occasione persa da parte dell’Europa, che non fece quel passo in più per dotare un veicolo affidabile e deputato al rifornimento della Iss di uno scudo termico. L’ultimo volo di un Atv risale a dieci anni fa; poi si è continuato a dipendere dalle Soyuz russe, quindi, dal 2020, dalle (Crew) Dragon di SpaceX.
Oltre Nyx: Susie e Lince
Accanto a Nyx ci sono altri progetti europei che ammiccano al trasporto degli astronauti: il più ambizioso è Susie (Smart upper stage for innovative exploration), lo stadio superiore riutilizzabile annunciato da ArianeGroup. Presentato nel 2022, Susie è pensato per volare in testa a un Ariane 6, ed è progettato sin dall’inizio per trasportare anche esseri umani. È una sorta di shuttle europeo in miniatura, completamente riutilizzabile, con atterraggio verticale e sistemi di sicurezza avanzati. L’azienda ha già svolto i primi studi di fattibilità, ma al momento non è noto un piano di volo concreto.
Un altro nome da tenere d’occhio è Pld Space, giovane impresa spagnola che si sta ritagliando un ruolo significativo nello scenario europeo. Dopo il successo del primo lancio del mini-razzo Miura 1, l’azienda sta sviluppando Miura 5, un vettore orbitale riutilizzabile (anche qui, in ambito europeo, si tratta di tecnologie mai messe all’opera) pensato per il mercato commerciale, e vettori “Next”, sempre più potenti. Sui quali posizionare la capsula per astronauti Lince, che si vorrebbe pronta all’esordio già nel 2030. Stesse tempistiche dichiarate da ArianeGroup.
Beninteso, quelle umane costituiscono una minima parte delle attività extra-terrestri, attività che per molti aspetti non sono automatizzabili o demandabili a macchine, anche se ai robot sarà affidato un carico di lavoro crescente.
Certo, non è solo questione pratica, ci sono di mezzo anche il prestigio e la politica. Quelle degli astronauti nello spazio sono “gesta”, record, bandiere. Siamo umani, in fondo viviamo di storie, quelle che si imprimono nella memoria anche delle nuove generazioni. Saranno loro, un giorno, a fornire ingegnere e ingegneri, scienziate e scienziati pronti a spingere il progresso e cambiare il mondo.