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Look up! L’Asteroide Apophis e l’appello a unire le forze. Un’occasione unica

Gli scienziati sollecitano uno sforzo mondiale per studiare il corpo celeste che passerà vicino alla Terra nel 2029. La difesa planetaria è il primo pensiero, ma l’evento sarà grandioso, anche “pop”.

DI EMILIO COZZI e MATTEO MARINI

Qualcosa di eccezionale è in avvicinamento. E piuttosto velocemente: a circa sei chilometri al secondo. 

Si chiama Apophis ed è l’asteroide che fece tremare il mondo nel 2004, perché sembrava potesse centrare la Terra. I calcoli indicavano come data del temuto disastro il 13 aprile del 2029

Le osservazioni successive stabilirono che no, non esiste rischio che l’orbita di Apophis incroci quella del nostro Pianeta, non nel prossimo secolo almeno. Tuttavia quel 13 aprile è rimasta una data importante perché, anche se non ci piomberà addosso, l’asteroide ci passerà vicino, incredibilmente vicino. Sarà un grande evento, scientifico, tecnologico, e, di certo, accompagnato da una impressione popolare significativa.

Apophis ha un diametro di 375 metri, non sufficiente a sterminarci, ma è abbastanza grosso da distruggere una città e causare danni e vittime consistenti in un raggio locale. Transiterà ad appena 32mila chilometri dalla Terra. Detto altrimenti e per dare l’idea, più vicino dei satelliti in orbita geostazionaria (36mila chilometri), attraverso i quali transitano le trasmissioni televisive che riceviamo con le parabole sui nostri tetti.

Vista la crescente consapevolezza spaziale, si provvederà a studiarlo bene. Non solo perché è un “fossile” del Sistema solare, che verosimilmente porta con sé indizi sulla formazione del nostro quartiere cosmico. In particolare perché dalla sua osservazione si ricaveranno dati fondamentali per la difesa planetaria. Potremo capire meglio di cosa siamo fatti e come agire per preservarci da una possibile minaccia che arrivi dallo spazio profondo.

Sono già previste almeno tre missioni per questo: una statunitense, una giapponese e una europea. 

Rendez-vous con il sasso spaziale

Quella statunitense, Osiris-Apex, è in realtà il prolungamento di una missione già lanciata e che ha già dato i suoi frutti: Osiris-Rex è là fuori dal 2016, ha incontrato l’asteroide Bennu, ne ha prelevato campioni con un touch & go spettacolare e li ha spediti verso la Terra, recapitandoli con successo a destinazione nel settembre del 2023. Rinominata Osiris-Apex (APophis EXplorer), ora è diretta verso Apophis per studiarne i cambiamenti fisici dopo il passaggio ravvicinato con la Terra. 

La missione europea si chiama Ramses (Rapid Apophis mission for space safety) ed è dell’Agenzia spaziale europea. “Analizzando le dimensioni e le orbite di tutti gli asteroidi conosciuti, gli astronomi ritengono che uno così grande si avvicini così tanto alla Terra solo una volta ogni 5mila-10mila anni” scrive l’Esa sul proprio sito. Detto altrimenti, è un’occasione unica. E a oggi Ramses è anche l’unica missione a essere stata ideata e progettata per questo obiettivo.

Incontrerà Apophis prima del suo passaggio ravvicinato e lo accompagnerà durante il sorvolo, per osservare come viene deformato e modificato dalla gravità del nostro pianeta.

Deep space exploration technology demonstrator Destiny è la missione dell’agenzia spaziale giapponese (Jaxa) diretta verso l’asteroide Phaeton. Doveva decollare quest’anno, ma il ritardo nello sviluppo del vettore scelto per il trasporto ha portato a posticipare la partenza al 2028. Sarà così in zona per approcciare Apophis prima che si avvicini alla Terra. Come scrivono gli scienziati impegnati nel progetto, incontrare Apophis in anticipo permetterà osservazioni interessanti sul suo stato prima del flyby terrestre, sì da confrontarlo con le misurazioni successive.

L’appello degli scienziati

Il 9 e il 10 aprile, un gruppo di studiosi coinvolto nel workshop internazionale all’Università di Tokyo, in occasione del quarto anniversario del rendez-vous di Apophis col nostro Pianeta, ha espresso un accorato appello affinché il 13 aprile 2029 diventi una giornata storica. Che la Nasa e tutta la comunità scientifica internazionale non perdano l’occasione di fare visita ad Apophis e “interrogarlo”!

Nessuna indagine telescopica o spaziale, da sola, può ricomprendere tutte le misurazioni per sfruttare appieno l’opportunità di conoscenza di Apophis nell’aprile 2029. Pertanto, riteniamo che le collaborazioni internazionali e il coordinamento siano indispensabili – scrivono gli scienziati – la difesa del Pianeta è una responsabilità internazionale condivisa. Pertanto ci dedichiamo a sostenere, incoraggiare, celebrare e impegnarci in sforzi collaborativi e coordinati per realizzare un’indagine scientifica approfondita del passaggio sicuro di Apophis nel 2029 attraverso misurazioni telescopiche e in situ con sonde spaziali prima, durante e dopo il flyby della Terra. Ci impegniamo a condividere apertamente con il mondo i risultati delle nostre indagini scientifiche su Apophis“.

La missione Nasa in stand-by

Nel sostenere l’importanza capitale delle missioni delle tre agenzie, gli esperti – tra loro, nel Comitato che ha diffuso e firmato il comunicato, ci sono esponenti di diverse università americane, giapponesi, membri della Nasa e del Cnrs francese, e l’italiana Monica Lazzarin dell’Università di Padova – sollecitano l’agenzia spaziale statunitense a recuperare una missione messa in ghiacciaia nel 2023. Si tratta di Janus, due satelliti gemelli (come il dio bifronte) originariamente destinati a volare con la missione Psyche, diretta verso l’asteroide omonimo. Compito dei due smallsat sarebbe stato quello di separarsi e dirigersi verso altri due corpi celesti. Il ritardo della missione “madre” ha costretto a cancellare Janus, visto che non era più possibile, per questioni di meccanica orbitale, raggiungere i target.

Le due sonde della missione Janus, ultimate e pronte al decollo, sono state archiviate in attesa dell’occasione giusta. Quell’occasione, è il ragionamento degli scienziati, è arrivata. “Inviatele verso Apophis“, e non solo: “Incoraggiamo il sostegno a opportunità per cubesat e smallsat di validare nuove tecnologie che facciano progredire la scienza della difesa planetaria e allo stesso tempo creino nuove opportunità per gli studenti di fare esperienza in questo ambito“. L’appello evoca un’emergenza: lo spazio offre sempre più opportunità, ma bisogna fare presto.

Servono idee per un evento storico

Immaginiamo il mondo da ora e per i prossimi quattro anni, le nuove possibilità offerte dall’industria spaziale; imponendosi ottimismo, sarebbe opportuno pensare che le opportunità per sviluppare a basso costo veicoli e lanciarli con tempestività saranno ancora più agevoli con il futuro che ci si squaderna davanti. E mai, come in quest’epoca, l’accesso allo spazio è stato così a buon mercato e tecnologicamente alla portata. 

La cosa elettrizzante è che non servirà arrivare ai confini del Sistema solare o dall’altra parte della nostra stella. Apophis sarà qui, addirittura visibile a occhio nudo la notte. 

A ottobre 2024 è decollata Hera, la sonda europea che farà visita all’asteroide Didymos, quello colpito da una sonda lanciata dalla Nasa, per studiare gli effetti dell’impatto. È partita per “una caccia” in giro per il Sistema solare, una rincorsa che durerà anni e centinaia di milioni di chilometri. Questa di Apophis è un’occasione da non perdere: le agenzie spaziali, le università e i centri di ricerca potranno sviluppare con tecnologie ormai off the shelf (disponibili sul mercato senza bisogno di essere sviluppate da zero, come accaduto finora ai dispositivi spaziali) missioni e strumenti per studiare ciò che da minaccia è diventato evento, attrazione. 

C’è da scommetterci, sarà anche un fenomeno pop, come fu per la cometa di Halley. Non è escluso stimoli idee commerciali, imprese spaziali che gli si vogliono avventurare attorno e magari “atterrarci” sopra per scoprire di cosa è fatto e se c’è qualcosa di utile da estrarre, o testare le prime tecnologie in vista di business profittevoli su corpi celesti più “ricchi”. Oppure, perché no, sarà materia di marketing per compagnie produttrici di bibite, lavatrici o automobili, per portare il proprio brand dove nessuno è mai stato e dove nessuno tornerà mai. L’ingegno e la creatività hanno come confine solo la fantasia.



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