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Isar Aerospace: un nuovo inizio (per l’Europa)

Il debutto del razzo Spectrum si è concluso 30 secondi dopo il liftoff dallo spazioporto europeo di Andøya. “Un successo” secondo l’azienda, che ha raccolto dati utili per i prossimi due lanci. E un approccio simile a quello della compagnia di Elon Musk. Intanto l’Europa avanza, con i suoi tempi, nel finanziare altri vettori

DI EMILIO COZZI

Dopo il lancio dalla tedesca Isar Aerospace, il primo di una start-up europea, di certo resta la speranza. Con lei anche qualche dubbio, visto che a circa 30 secondi dal liftoff dall’isola norvegese di Andøya, il lanciatore a due stati Spectrum ha perso la sua traiettoria nominale ed è precipitato in mare, poco distante dall’infrastruttura di lancio. 

Nonostante la scarsa durata, il test rappresenta un passaggio storico per il futuro del settore spaziale europeo: anzitutto per averne costituito il primo lancio orbitale, o almeno un suo tentativo, dal territorio continentale. In secondo luogo perché effettuato da un nuovo attore fra quelli che dovrebbero arricchire il parco vettori made in Europe.

Chiamato “Going Full Spectrum”, il test è stato inaugurato da un decollo nominale con l’accensione del primo stadio. Poco dopo, il razzo ha iniziato a rallentare e, inclinatosi, è precipitato in acqua.

Spectrum si è sollevato di poche centinaia di metri, superando appena la quota del promontorio che sovrasta la base, quindi, come un Icaro esausto, è deflagrato al contatto con l’acqua squassando l’aria glaciale. Nonostante l’espressione sul volto di uno dei giovani commentatori della diretta suggerisse ben poco entusiasmo, Isar Aerospace si è affrettata a sottolineare come, necessità di raccogliere dati a parte, non ci fossero obiettivi minimi da centrare, men che meno orbite da raggiungere. Lo scopo del test era e rimane quello di raccogliere il maggior numero di dati possibile per migliorare in futuro e tornare sulla rampa il prima possibile, si stima già entro la fine dell’anno. L’azienda ha anche ricordato come Spectrum sia un vettore costruito quasi totalmente in house dalla compagnia con sede a Monaco. Parole che ricordano molto quelle successive ai voli Starship di SpaceX.

Il nostro primo volo di prova ha soddisfatto tutte le nostre aspettative, ottenendo un grande successo – ha dichiarato il ceo e co-fondatore di Isar Aerospace, Daniel Metzlerabbiamo avuto un decollo pulito, 30 secondi di volo e abbiamo anche potuto convalidare il nostro Flight Termination System“. Andrebbe riconosciuto al manager che neanche Elon Musk ha mai celebrato con lo stesso giubilo un botto così clamoroso. Peraltro, nonostante le dichiarazioni ufficiali, rimane ancora da chiarire se il sistema di terminazione del volo sia stato attivato per spegnere in quota il razzo, con lo scopo di farlo precipitare in mare, o se l’esplosione sia stata innescata al contatto con l’acqua.

Eppure, lo si consideri un successo o no, de facto è un risultato che, a un’Europa bisognosa di nuove e urgenti soluzioni di lancio e di accesso allo spazio, non deve bastare.

Come SpaceX?

La speranza si alimenta tornando con la memoria a quell’ormai lontano 24 marzo del 2006, 19 anni fa, quando sempre da un’isola, ma a latitudini tropicali, debuttava il vettore di un’altra – all’epoca – start up: Space Exploration Technologies, altrimenti nota come SpaceX. Il Falcon 1 sperimentò un’anomalia mezzo minuto dopo il distacco dalla rampa. E prima di arrivare con successo in orbita, fallì altri due tentativi, portando l’azienda sull’orlo della bancarotta. Per onore di inventario, andrebbe evidenziato che all’esordio anche l’avveniristica, e certo più complessa, Starship sopravvisse non molto più di Spectrum.

Oggi come allora, anche Isar Aerospace ha già annunciato di volere tornare al volo quanto prima: altri due Spectrum sono già in fase di assemblaggio: “Abbiamo gettato le basi per soddisfare la crescente domanda globale di servizi flessibili di lancio satelliti. Ora è il momento di analizzare tutti i dati, imparare, iterare e tornare sulla rampa il prima possibile“. L’approccio è lo stesso di SpaceX. Ci si augura lo siano anche i risultati.

Nata per “sconvolgere il settore”

Spectrum è un vettore a due stadi: il primo è spinto da nove motori Aquila alimentati a ossigeno liquido e propano. Il secondo, deputato alla consegna del carico nell’orbita prestabilita, sfrutta un singolo propulsore dello stesso tipo. Il sistema, dichiara Isar Aerospace, è in grado di portare un carico da una tonnellata in orbita bassa e 700 chilogrammi in orbita eliosincrona.

L’Europa è al punto in cui si trovava l’industria dei lanci statunitense 15 anni fa“, dichiarava nell’ormai lontano 2020 Metzler. Da allora, si direbbe, ne è passata di acqua sotto i ponti. Ma non tanta, si dovrebbe aggiungere se si orientasse lo sguardo all’Europa: mentre gli altri (Stati Uniti, India e Cina) hanno aumentato il ritmo della propria progressione, il Vecchio continente è incappato nella “crisi dei lanciatori” scoprendosi d’un tratto orfano di mezzi capaci di garantirgli l’accesso autonomo all’extra-atmosfera.

Ombre forse cancellate dal punto di vista tecnico, come ribadiscono il successo recente di Ariane 6 e l’imminente ritorno in rampa di Vega C, ma ancora vivide per quanto relativo alla frequenza di lancio e alla concorrenzialità.

È una situazione che, fra gli altri, proprio Isar Aerospace promette di cambiare. Sempre nel 2020, Arstechnica titolava: “Una startup tedesca cerca di sconvolgere il settore dei lanci in Europa“. A oggi non è successo, ma l’intenzione ha avuto almeno una conferma concreta (per quanto esplosiva).

L’angelo venuto da SpaceX

Isar Aerospace era stata fondata solo due anni prima da un gruppo di ingegneri tedeschi, che considerava una zavorra il monopolio commerciale allora detenuto da Arianespace e, con lei, il duopolio manufatturiero di ArianeGroup e Avio: erano Metzler, Markus Brandl e Josef Peter Fleischmann.

Al trio si era aggiunto poco dopo un business angel pronto a credere e a finanziare il progetto, Bulent Altan, ingegnere aerospaziale di origini turche con un curriculum solidissimo. A SpaceX era stato uno dei responsabili dei primi successi del Falcon 9 e della capsula Dragon. E, a quanto raccontano i suoi ex colleghi su X, sfamava il team di Elon Musk con tipiche leccornie turche durante i primi test di volo dall’isola di Omelek. Aveva anche tenuto a battesimo la costellazione Starlink, prima lasciare la compagnia di Hawthorne e approdare alla Mynaric, produttrice di sistemi di comunicazione laser per reti aeree e satellitari.

È stato Altan, oggi nel Consiglio di amministrazione di Isar, a mettere l’accento sulla riuscita del primo test e non è escluso sia lui ad aver infuso la filosofia di SpaceX dentro l’azienda tedesca: “Il team di Isar Aerospace ha fatto un lavoro fantastico […] Come ho già avuto modo di sperimentare in passato, normalmente ci vogliono alcuni tentativi per raggiungere l’orbita, ma dopo il volo di prova di oggi sono molto fiducioso che Isar Aerospace sarà uno dei più veloci a farlo. Questo volo di prova è un grande successo per Isar Aerospace e per l’industria spaziale in generale“.

Altan è peraltro anche founding partner di Alpine Space Ventures, realtà concepita per investire e supportare la tecnologia del settore spaziale. 

Negli anni Isar Aerospace ha raccolto consensi e convinto gli investitori europei e mondiali che fosse ora di cambiare. O almeno di tentare una strada nuova: l’azienda ha raccolto, in totale, 400 milioni di euro, compresi i 70 dal Nato Innovation Fund. L’ennesima testimonianza di quanto la tecnologia di accesso allo spazio susciti grande interesse. E quanto sia strategica anche la posizione geografica presidiata da Isar.

Un nuovo spazioporto europeo

Nel 2021, la compagnia tedesca ha firmato un accordo con Andøya Spaceport per lanciare dall’isola norvegese. Da lì, nel corso dei decenni, sono partiti solo sounding rocket, piccoli razzi suborbitali. A conti fatti, nessuno ha mai lasciato il suolo continentale per arrivare in orbita attorno alla Terra (la Guyana Francese, dove ha sede lo spazioporto di Kourou, è un territorio d’oltremare francese, in Sudamerica).

La posizione di Andøya è fra le più vantaggiose per raggiungere orbite polari (quelle che sorvolano entrambi i poli della Terra) ed eliosincrone (lungo le quali i satelliti transitano sullo stesso punto sempre alla stessa ora del giorno, quindi con le medesime condizioni di illuminazione). Entrambe sono molto utili per l’osservazione della Terra e le comunicazioni.

Lì, Isar ha accesso esclusivo alla prima rampa di lancio, progettata e costruita dalla compagnia stessa in base alle proprie esigenze. L’azienda ha anche stretto un accordo con il Cnes, l’agenzia spaziale francese, per l’utilizzo della rampa di lancio Diamant, a Kourou. L’intenzione della compagnia è di costruire e lanciare, nel lungo termine, dai 30 ai 40 razzi all’anno. Nel breve-medio termine dieci, ha dichiarato un paio di anni fa la chief commercial officer, Stella Guillen a Spacenews. Di recente, l’Agenzia spaziale norvegese (Nosa) ha firmato un contratto con Isar Aerospace per il lancio dei satelliti del programma Arctic Ocean Surveillance (Aos). L’Autorità norvegese per l’aviazione, la Ncaa, è stata la prima autorità dell’aviazione civile in Europa a concedere una licenza di operatore di lancio per un volo di prova di un vettore orbitale dall’Europa continentale.

Ai posti di partenza

Insieme con altre realtà che stanno crescendo in seno e con i finanziamenti dell’Europa (HyImpulse, Latitude, MaiaSpace, Orbex, Rocket Factory Augsburg, The Exploration Company e Pld Space) si va verso la direzione della concorrenza e della disponibilità di un vettore leggero, che possa essere costruito, assemblato e messo in rampa in tempi rapidi.

Molti mesi dopo averlo annunciato, l’Esa ha peraltro finalmente pubblicato la call for proposals, il bando della Launcher challenge, per selezionare una serie di servizi di lancio europei. I selezionati si aggiudicheranno contratti per due componenti distinte: “Servizi di lancio per l’Esa e altri clienti istituzionali europei da eseguire nel periodo 2026-2030” e “Dimostrazione del potenziamento della capacità di lancio, compreso almeno un volo dimostrativo della capacità di lancio potenziata, previsto entro il 2028“.

Vero, il 2026 è prossimo. E sebbene tutte le realtà coinvolte siano piuttosto avanti nello sviluppo dei propri vettori, la decisione finale sulla destinazione dei fondi (169 milioni per proposta vincitrice) sarà presa solo alla Ministeriale di novembre 2025.

Anche per questo, il test di Isar Aerospace è comunque rilevante: ha rappresentato un passo verso le stelle. Forse un passo non del tutto sicuro, ma come storia e approccio di SpaceX insegnano – lanciare, fallire, imparare, lanciare di nuovo – meritevole di fiducia.



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