Decolla l’astronave di Argotec
- October 24, 2024
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- Category: Emilio Cozzi
L’azienda di Torino ha inaugurato lo stabilimento dentro all’ex Cartiera Burgo di San Mauro Torinese: 25 milioni di investimento e 100 nuovi posti di lavoro. Architettura futuristica nella quale cresce la filosofia dell’impresa di David Avino: microsatelliti e all in house. Iride sarà il primo grande balzo.
DI EMILIO COZZI
È probabile non ci fosse momento migliore per il varo dell’astronave di Argotec, cioè per inaugurare lo SpacePark dell’azienda torinese e, insieme, celebrare lei, una delle imprese spaziali nazionali che più si stanno facendo valere a livello globale (in particolare oltreoceano).
Non è un caso che a tagliare il nastro siano stati il ministro Adolfo Urso insieme con la direttrice dei programmi di Osservazione della Terra dell’Agenzia spaziale europea, Simonetta Cheli, il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Teodoro Valente, e il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Con Paolo Nespoli e Luca Parmitano non mancavano nemmeno gli astronauti.
Non si sarebbe potuto scegliere momento migliore, si scriveva, perché è successo venerdì 18 ottobre, l’ultimo giorno della decade più importante per lo spazio nel 2024; una decina di giorni, appunto, principiata dal lancio della missione europea Hera, diretta verso il sistema asteroidale che due anni orsono venne centrato dalla sonda Dart della Nasa. Ai tempi, testimone oculare dell’impatto, fu Liciacube, costruita proprio da Argotec.
Poco prima, il 14 ottobre, a decollare era stata Europa Clipper, missione statunitense diretta verso una delle lune di Giove, proprio mentre a Milano si chiudeva la prima giornata dell’International astronautical congress, che ha portato in Italia l’eccellenza planetaria del settore.
Il 18 ottobre era anche l’ultimo giorno della World Space Week. Giusto 48 ore prima, all’Allianz MiCo Convention Centre di Milano Fiera, proprio Argotec e Thales Alenia Space avevano firmato con l’Esa un’estensione dei contratti per Iride, la costellazione italiana di mini satelliti per l’osservazione della Terra. È stata la celebrazione di un traguardo pronto ad aprire nuove sfide, in una sede che a sua volta evoca il futuro.
Un quartier generale avveniristico
Tra i tanti meriti, va riconosciuto ad Avino e al suo team di aver creato un progetto a impatto contenuto, una riqualificazione (e trasformazione) di un riconosciuto capolavoro dell’architettura
contemporanea firmato dal premio Pritzker Oscar Niemeyer. Un’astronave, appunto, l’ex Cartiera Burgo di San Mauro Torinese, relitto ormai decadente e – così simile a un vascello intergalattico – da anni orfano di un anelito imprenditoriale capace di farlo decollare ancora. Invece di costruire da zero, Argotec si è installata nel lotto senza versare cemento inutile. Il risultato, fanno sapere dall’azienda, è coinciso con seimila metri quadri di suolo risparmiato e 5.500 metri cubi di cemento non versato.
Nei volumi futuristici di questo disco volante hanno trovato posto tre centri di controllo per operare i satelliti già in orbita, mille metri quadri di camera bianca (dove vengono e verranno lavorati e assemblati gli apparati) e 1.200 metri di hub “per accogliere start-up e imprese spaziali”. Lì prenderanno forma i satelliti della costellazione Iride, che in forza del contratto firmato due giorni prima dell’inaugurazione sono 25. A regime, precisa Argotec, dallo SpacePark potranno uscire 50 satelliti all’anno, una media di uno a settimana, mentre i tempi di produzione si ridurranno del 32 percento.
Non meno rilevante, è che lo SpacePark abbia tradotto un investimento da 25 milioni di euro, che per Argotec equivalgono al bilancio di un anno (il 2023, che è stato il doppio rispetto al 2022), e un piano di assunzioni di cento unità. Nella vecchia sede, un pur affascinante capannone di archeologia industriale, non avrebbero saputo dove metterle.
Tutto fatto in casa
Mutatis mutandis, è difficile non cedere alla tentazione del paragone con SpaceX, altra realtà imprenditoriale esplosa, sì, al di là dell’Atlantico, ma con una filosofia simile: quella dell’all in house.
Progettazione, produzione, assemblaggio e controllo sono tutte fasi gestite nell’astronave di San Mauro Torinese; così come l’intera vita del satellite, dal design ai test fino alle operazioni in orbita. Ogni passaggio è orientato alla riduzione di costi e tempi.
L’azienda di Elon Musk lavora così dal primo giorno, tanto da fare dell’approccio parte integrante del proprio roboante successo, una crescita avulsa dalle logiche usuali di appalti, subappalti e contractor.
Guardando agli archetipi, sia Argotec che SpaceX hanno aggredito un mercato, fino a lì, de facto inesistente: dall’altra parte dell’oceano, grazie a un’economia di scala e a servizi di lancio a basso costo e a ritmi incessanti; a Torino, concentrando attenzione e risorse su smallsat e microsatelliti (tra i 10 e i 100 chili), il cui mercato è esploso quasi all’unisono con l’ascesa di Argotec. Detto altrimenti, dagli spazi di una suggestiva ex fabbrica della periferia torinese, Avino e i suoi hanno saputo intercettare l’onda crescente e cavalcarla fino a conquistare anche la Nasa.
Come già ricordato, infatti, LiciaCube è stato il cubesat (basato su una piattaforma 6U) scelto dall’agenzia spaziale americana per accompagnare Dart nella missione che ha centrato il piccolo asteroide Dimorphos con lo scopo di modificarne l’orbita: una sorta di reporter incaricato di documentare gli effetti dell’impatto. Compito che, al satellite costruito negli stabilimenti di Argotec, è riuscito molto bene. Argomoon, altra sonda simile a Liciacube, ha svolto la stessa missione durante Artemis I: il suo obiettivo era fotografare la fase di distacco della capsula Orion dallo stadio superiore dello Space launch system. Quindi avventurarsi verso la Luna.
Image processing “All in satellite”
Adesso, dalla piattaforma Hawk, quella, scalabile e modulare, di Liciacube, è nata Heo (Hawk for Earth Observation), l’evoluzione che prevede satelliti di circa 70 chilogrammi, sviluppati per Iride ed equipaggiati con sensori per l’osservazione della Terra. Nonché dotati di “cervello”: software con intelligenza artificiale elaborano le immagini già in orbita, subito dopo averle acquisite e prima di spedirle, con un risparmio in termini di tempo e potenza di calcolo nel processo a terra. Anche questo è “all in house”.
Sarebbe scorretto non ravvisare un merito del sistema Italia, fra i primi ad aver creduto nel mercato dei satelliti di piccole dimensioni e ad aver investito fondi del Pnrr in un progetto di interesse nazionale, con decine di sonde (in parte costruite da Thales Alenia Space) che potranno mappare il territorio, le coste, l’ambiente, con sensori diversi, dal radar all’infrarosso alla luce visibile. La fiducia e le risorse sembrano ben piazzate, pronte a far germogliare tecnologie all’avanguardia e a posizionarsi dove altri non sono ancora riusciti a prendere posto.
Adesso la sfida sarà mettere a frutto l’investimento per creare valore sul mercato e arrivare ancora più lontano. Da Torino, un’astronave è già decollata.