Bezos punta alla Luna. Competizione aperta con Musk
- June 4, 2025
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- Category: Emilio Cozzi

Il fondatore di Amazon lancerà la prima missione lunare con un veicolo cargo, usando il nuovo razzo New Glenn. La Starship del concorrente, per la terza volta di fila, manca diversi test.
DI EMILIO COZZI
Jeff Bezos ha annunciato di avere i mezzi per arrivare sulla Luna. Elon Musk, in questo momento, non li ha.
Blue Origin, la compagnia spaziale fondata dal patron di Amazon due anni prima che nascesse SpaceX, ha confermato che entro la fine del 2025 tenterà di sbarcare sul nostro satellite naturale. Un vettore ce l’ha, e il lander per il touchdown è quasi pronto.
Nel caso di SpaceX, lanciatore e lander costituiscono un tutt’uno, il sistema Starship, di cui l’ultimo test, la settimana scorsa, ha portato a uno “smontaggio rapido non programmato“, come li definisce l’azienda. Il terzo consecutivo.
Beninteso, la corsa alla Luna è un campionato diverso. SpaceX è in vantaggio in ogni altra competizione, soprattutto se si soppesano economie e affidabilità. Elon Musk ha fatto più qualsiasi altro nell’ambito delle attività extra atmosferiche, evidenza innegabile anche per il più o meno ex sodale Donald Trump. In particolare, ha pensato, costruito e fatto funzionare cose considerate inverosimili o folli fino a poco prima.
La Luna, però, è altra cosa, sebbene non vada escluso che nel giro di pochi mesi SpaceX potrebbe portarsi avanti con un paio di test impeccabili. In ballo ci sono il rispetto dei contratti Nasa per il programma Artemis e la gloria di riportare l’Umanità sul suolo selenico.
Eppure, mentre fino a pochi mesi fa sembrava scontato sarebbe stata una storia già scritta dall’azienda di Musk, oggi qualche dubbio è lecito.
Lo scatto di Blue Origin
A gennaio, dal Launch Complex 36 di Cape Canaveral, è decollato per la prima volta il razzo “pesante” di Blue Origin: il New Glenn. Battezzato in onore del primo astronauta statunitense in orbita, il vettore è capace di spingere fino a 45 tonnellate in orbita bassa e ha portato a termine la propria missione senza grossi problemi. Solo il booster, il primo stadio del lanciatore, non è riuscito a rientrare come previsto. Non si tratta di un dettaglio, dato che il concept prevede sia riutilizzabile proprio come quelli dei Falcon 9 di SpaceX, tuttavia è una smagliatura nella trama di un racconto di successo. New Glenn ha infatti rilasciato correttamente il carico in orbita: un satellite sperimentale, il Blue Ring, prototipo per future missioni di spostamento e manutenzione di altri satelliti.
Poche settimane fa, Blue Origin ha confermato ciò che ci si attendeva dopo l’esordio di inizio anno: tenterà il salto verso la Luna con uno dei suoi veicoli, il Blue Moon Mark 1. È il prototipo di un veicolo cargo, deputato al trasporto di attrezzature, viveri, propellenti, destinato al rifornimento e alla logistica delle prossime esplorazioni lunari del programma Artemis della Nasa. Il Mark 1 può trasportare e depositare fino a tre tonnellate sulla superficie lunare. E partirà, ovviamente, a bordo del New Glenn. Se dovesse riuscire, sarà difficile non parlare di “sorpasso” nella corsa occidentale, a oggi tutta privata, verso la Luna.
SpaceX o Blue Moon?
Quando si trattò di scegliere il mezzo con cui depositare i prossimi astronauti sulla superficie lunare – lo Human landing system -, la Nasa indisse una gara. Vinta, nel 2021, da SpaceX con la navetta Starship. Blue Origin fece ricorso e, due anni dopo, la Nasa selezionò Blue Moon (la versione per il trasporto umano, ora denominata Mark 2) come secondo lander del programma Artemis. Potrebbe diventare la prima scelta?
Domanda e riflessione sono obbligatorie, soprattutto dopo l’ultimo test di Starship. Sebbene occorra prudenza prima di considerare “fallito” un test, in particolare se di un sistema di lancio così complesso, per tre volte di seguito le versioni aggiornate della Ship – Block 2 o V2 – non sono riuscite ad avvicinarsi al punto di ammaraggio controllato, né hanno permesso di effettuare i tanti test in programma (tra i quali il cruciale studio del comportamento dello scudo termico). Dopo il decollo del 27 maggio, il booster è andato perso nella fase di rientro verso terra, “il portello dell’alloggiamento del carico della Starship non è riuscito ad aprirsi, impedendo il rilascio degli otto simulatori di satelliti Starlink. Un successivo errore di controllo dell’assetto ha impedito ai motori Raptor di riaccendersi e alla Starship di portarsi nella posizione prevista per il rientro” scrive l’azienda. Detto altrimenti, sono molte le cose ancora da sistemare. Potrebbe essere proprio SpaceX a rallentare la corsa alla Luna come ormai da mesi si va paventando?
Test, test e test
L’obiettivo di SpaceX è effettuare ben 25 test di volo nel 2025 (tanti è stata autorizzata a farne dalla Federal Aviation Administration). A giugno siamo solo a tre e ogni volta che gli obiettivi dichiarati non vengono raggiunti (soprattutto nella fase di decollo e volo di Starship) la Faa deve avviare un’indagine e rilasciare nuovi permessi. Nonostante tutto questo, Artemis 2 è stata addirittura anticipata a febbraio del 2026: la missione, però, non prevede l’utilizzo di Starship, ma dello Space Launch System e della capsula Orion, un sistema che sarà abbandonato già dopo la terza missione, quella del primo sbarco umano dal 1972. Il ragionamento sembra quasi scontato: abbiamo un razzo e una capsula (di vecchia concezione, ma meno sperimentali del nuovo) che possono volare. Usiamoli per portare almeno un equipaggio attorno alla Luna.
Ciò che verrà dopo è a oggi immerso nell’incertezza. Nel 2024 la Nasa ha posticipato ancora Artemis 3 al 2027, tra due anni, durante i quali SpaceX dovrà dimostrare di avere un veicolo affidabile, completare test di rifornimento in orbita (l’architettura di entrambi prevede lanci multipli per fare il pieno), e almeno un allunaggio senza equipaggio, ma soprattutto senza sbavature. Traguardi, per Elon Musk, che oggi sembrano ancora lontani.
Vero, l’approccio iterativo di SpaceX – lancia, sbaglia, impara, lancia di nuovo – può riservare sorprese, cioè superare in un colpo solo molti scalini nell’ascesa verso l’obiettivo. Serve un grande balzo, come quello che si appresta a fare, con meno colpi di scena, Blue Origin. Anche Blue Origin dovrà mettere alla prova i suoi sistemi, di rifornimento e allunaggio, ovviamente. Ma se tra pochi mesi Bezos toccherà la Luna prima di Musk, il testa a testa diventerà avvincente.