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La prima tuta extraveicolare made in Italy. Dagli sport alpini alla Luna

L’azienda pugliese Rea Space ha presentato Futura Suit, per le attività extra veicolari e superficiali nello spazio. Sviluppata con aziende specializzate in tecnologia sportiva, e università, ambisce a un mercato nuovo

DI EMILIO COZZI

È un elenco breve, ma che regala soddisfazioni e una dose di sorpresa non tanto per l’inatteso, sarebbe una diminutio, ma per la meraviglia. 

La premessa è che a maggio, all’Expo di Osaka, l’azienda pugliese Rea Space ha presentato il prototipo di Futura Suit, la sua prima tuta spaziale per attività extra veicolari (sia all’esterno di una stazione orbitante, sia sul suolo lunare). È il primo concept Made in Italy, nonché il primo in Europa. 

Un paio di anni fa, Rea Space aveva già progettato Emsi, una tuta spaziale intra veicolare, cioè studiata per essere usata dentro un modulo pressurizzato. Era stata indossata dall’astronauta italiano Walter Villadei durante la missione Axiom-3, a bordo della capsula Crew Dragon.

L’elenco menzionato è quello delle tre aziende che, insieme con Rea Space, hanno ideato e modellato la nuova space suit: Drudi Performance, Tecnica e Irid

Eccellenze

Aldo Drudi è un nome che gli appassionati di motociclismo conoscono bene e, non di rado, venerano. Il designer romagnolo, con base a Riccione, ha firmato molti dei caschi e delle livree dei piloti del Motomondiale. È l’autore delle colorate creazioni indossate negli anni da Valentino Rossi, Marco Simoncelli, Kevin Schwantz. Oltre alla verve creativa, i suoi caschi soddisfano anzitutto alti requisiti di sicurezza. Fondamentali nello spazio.

Andrebbe peraltro ricordato come Drudi e Rea Space abbiano vinto il Compasso d’oro nel 2024. Il primo, che l’aveva già conquistato nel 2001, nella categoria “Ricerca per l’Impresa” per il progetto Ride on colors legato al Misano World Circuit. Rea Space per la tuta spaziale Emsi, nella categoria “Prodotti per il lavoro”.

Tecnica è invece un marchio conosciuto da chi, alle due ruote, preferisca le camminate sui sentieri di montagna o le discese sulle piste innevate. L’azienda trevigiana è leader mondiale nella produzione di attrezzature e calzature per sport invernali e grazie al proprio know how ha contribuito a dotare Futura Suit dei moon boot. Un balzo, non indifferente, dalle rocce alpine a quelle lunari. 

Non è secondario notare come si rimanga nel campo dell’azione. Lo ribadisce Irid Technology, specializzata nella lavorazione di materiali sportivi. Più precisamente visiere e occhiali, dal motociclismo allo sci, con una speciale tecnologia che consente, senza batterie, di oscurare o schiarire il visore. Il tutto nello spazio di pochi centesimi di secondo, durante il passaggio dal sole all’ombra (per esempio lungo una strada o su una pista), e surclassando le classiche tecnologie fotocromatiche. Per il casco di Futura Suit, Irid ha messo a punto la visiera intelligente.

Una tuta nuova

Futura Suit è ancora un concept, da tenere tuttavia presente per diversi motivi: anzitutto non è solo la prima tuta spaziale progettata interamente in Europa, ma anche il frutto di investimenti e ricerche da parte di privati e università, insieme per realizzare un prodotto altamente tecnologico. Il Politecnico di Bari si è occupato dell’integrazione dell’elettronica avanzata di bordo; quello di Milano, dello sviluppo di tessuti intelligenti ad alte prestazioni; il Politecnico di Torino è titolare dello studio fisiologico del corpo umano e della gestione del calore metabolico in microgravità.

In più, il design di Rea Space promette un paradigma nuovo, modulare e con vestizione autonoma (per indossare le tute attualmente in dotazione, ogni astronauta necessita dell’assistenza di un collega). La tuta “si adatta al corpo” e, grazie a materiali innovativi e a una nuova membrana pressurizzata, “risulta più leggera e aderente, migliorando le prestazioni senza sacrificare la protezione” scrive l’azienda nel comunicato stampa. Il sistema di gestione del calore metabolico mantiene costante la temperatura corporea, mentre lo zaino Lss (Life support system) “consente di adattare la tuta a diversi scenari, dalle passeggiate spaziali alle future missioni lunari e marziane“. 

Un nuovo mercato all’orizzonte

Futura Suit è l’esempio di come realtà che nulla hanno a che vedere con lo spazio possano trovare nuovi mercati grazie allo slancio che porta, e sempre di più porterà, esseri umani a lavorare in orbita o sulle superfici extraterrestri. Leggasi la Luna o Marte. 

Lungi dalla retorica, è un settore in cui il Made in Italy può fare la differenza. Non andrebbe sottovalutato, per esempio, che sulla tuta lunare di Axiom spicchi il logo Prada; così come fondamentale fu il contributo di Dallara e Technogym alla missione Axiom 3; e, più indietro negli anni, furono Lavazza, Argotec e l’Agenzia spaziale italiana a consentire agli astronauti di gustare un “ISSpresso” prodotto da una macchina speciale, spedita sulla Stazione spaziale internazionale.

Sono esempi rilevanti, quando si pensi che a progettare gli ambienti di una delle stazioni spaziali private di prossima costruzione, lo StarLab di Voyager Space, è un colosso come Hilton. 

Detto altrimenti: a prescindere dalle dimensioni aziendali, chi sa esprimere innovazione, alta tecnologia ed estro creativo, in una parola, eccellenza, può puntare, letteralmente, alle stelle.



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