Il 2024 nello spazio: record e transizione verso il futuro delle attività in orbita
- January 10, 2025
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- Category: Emilio Cozzi
Mai così tanti lanci in 12 mesi (merito in particolare di SpaceX). C’è stato lo Iac a Milano, successo e vetrina per l’Italia, che miete commesse e lavora per darsi una legge sulla space economy. Il disegno delle future architetture spaziali prende forma, con le stazioni private, mega costellazioni di connessione e nuove ambizioni, con la Luna all’orizzonte, anche se un po’ più lontana
DI EMILIO COZZI
Anche più dell’anno precedente, il 2024 ha fatto registrare numerosi record per le attività spaziali.
Alcune cifre sono certe, altre, in particolare quelle economiche, saranno da consolidare e oggetto di analisi nei mesi a venire. Intanto, la nudità dei fatti conferma che nel mondo si è battuto ogni primato con 261 lanci orbitali, in media più di un decollo ogni giorno e mezzo. Erano stati 223 l’anno prima.
Si è assistito a numerosi debutti di nuovi vettori, a successi, per lo più statunitensi, ma anche europei e orientali, ambito lunare incluso.
È, quello spaziale, un contesto ormai globale, che si sta evolvendo con rapidità crescente e l’anno appena trascorso ne è stato lo specchio. Lo si potrebbe definire “di transizione”, viste le basi che si stanno cementando per sorreggere l’architettura di un nuovo modo di approcciare il settore: sempre più privato e, insieme, innervato da architetture strategiche cruciali per la Terra.
L’anno dei record (soprattutto per merito di SpaceX)
SpaceX ha effettuato con successo 134 lanci nel 2024 (di cui due con Falcon Heavy). Sono più di uno ogni tre giorni, cioè oltre la metà di tutti i lift-off planetari.
L’azienda fondata da Elon Musk ha infranto, incrementandolo di quasi il 40%, il record del 2023, che si era fermato a quota 98 (compresi i decolli test di Starlink). L’unico neo, in quello che altrimenti sarebbe stato un clean sheet, è stato il failure dell’11 luglio, quando un malfunzionamento del secondo stadio del Falcon 9 ha comportato la perdita di un batch di 20 satelliti Starlink, rilasciati su un’orbita troppo bassa.
Alle spalle degli Stati Uniti, che complessivamente hanno lanciato 165 volte, c’è la Cina, potenza spaziale sempre più solida ma seconda per distacco, con poco meno di 70 lift-off. Sul podio quindi la Russia, con 17 lanci nonostante i fronti, anche critici, aperti e, a seguire, tutti gli altri; Europa compresa, con solo tre lanci, di cui il più atteso, sul quale torneranno le righe successive, non riuscito al cento per cento: il debutto del nuovo lanciatore pesante Ariane 6.
Starship stupisce, tanti debutti in rampa
Il risultato più spettacolare del 2024 riguarda lo sviluppo di Starship, il sistema di trasporto spaziale più potente mai concepito: dopo i due test del 2023, SpaceX è riuscita a condurre quattro lanci nell’anno solare appena concluso. Il secondo ha testato con successo la fase di rientro e ammaraggio, compresa la tenuta dello scudo termico. Il terzo ha lasciato a bocca aperta il mondo, quando il booster Super Heavy ha fatto rientro ed è stato acciuffato al volo dalle chopstick, i bracci meccanici della gigantesca torre Mechazilla: in futuro l’operazione consentirà il riutilizzo quasi immediato del vettore spaziale.
Per di più, la navetta – la Starship propriamente detta – è riuscita a eseguire la manovra di rientro orbitale e di “soft landing” in un punto prefissato, dove ad attenderla c’erano boe dotate di telecamera, che hanno ripreso l’arrivo di quella che, nelle speranze di Musk, sarà il primo vascello interplanetario per sbarcare su Marte. Doveroso ricordare che Starship costituirà anche il lander per la Luna, essenziale per il programma Artemis, e permetterà la consegna di grandi carichi in orbita. È per questo opportuno credere che possa cambiare volto anche alla space economy terrestre.
Il debutto del Vulcan Centaur della United Launch Alliance (o Ula) ha inaugurato l’anno spaziale. Il vettore pesante della joint venture formata da Boeing e Lockheed Martin si è staccato dalla base di Cape Canaveral l’8 gennaio per imprimere la spinta necessaria al lander Peregrine, diretto verso la Luna (missione poi naufragata). Pochi giorni dopo, ha fatto il suo esordio anche Gravity-1, un lanciatore cinese a propellente solido, costruito dalla compagnia commerciale Orienspace e decollato da una piattaforma navale nel Mar Giallo. È il più potente vettore cinese privato, nonché il razzo a propellente solido oggi più performante. A novembre, una versione potenziata del Zhuque-2E di Landspace ha portato in orbita due satelliti partendo dalla base di Jiuquan. Altri due razzi cinesi hanno visto il proprio battesimo spaziale nel 2024: il Luna Marcia 6 e il Lunga Marcia 12. Interessante notare che, tra i quattro nuovi vettori, due sono opera di imprese commerciali – per quanto la definizione obblighi a più di un distinguo nel contesto cinese.
Ariane 6, il ritorno di Vega C
Tra i debuttanti, il più atteso fra gli europei è stato Ariane 6. L’erede del glorioso Ariane 5, della francese Arianegroup, ha preso la via del cielo aiutato dalla potente spinta dei motori P120c forniti dall’italiana Avio. Non è stato possibile considerare la sua missione un successo pieno perché, sebbene l’ultimo stadio abbia consegnato con precisione il carico nell’orbita prevista, l’accensione finale è fallita impedendo la fase di deorbiting. Con le riserve del caso, ora l’Agenzia spaziale europea potrà comunque fare affidamento su un nuovo lanciatore “pesante”, dopo circa un anno di stallo e un notevole ritardo e aggravio dei costi. Per l’Unione europea il 2025 dovrebbe confermare la piena riacquisizione dell’autonomia strategica di accesso allo spazio.
Una autonomia garantita anche dalla ripresa del servizio dell’altro lanciatore della famiglia europea: Vega C è tornato oltre il cielo il 5 dicembre 2024, dopo il failure di due anni prima. L’atteso ritorno in rampa ha trasportato nello spazio il satellite della costellazione Copernicus, Sentinel 1C, così da ricostituire la coppia di sonde per l’osservazione della Terra con lo strumento radar ad apertura sintetica.
Il 2024 è stato anche l’anno del “pensionamento” del predecessore, Vega. Con la sua ventiduesima e ultima missione, il 5 settembre, il sistema di lancio di Avio ha piazzato in orbita un altro apparato della famiglia Copernicus: Sentinel 2C.
L’anno appena terminato ha segnato anche l’inizio, da parte dell’azienda di Colleferro, della commercializzazione dei suoi voli: Avio si è infatti smarcata da Arianespace, che vendeva i servizi di trasporto orbitale proprio con Vega. Un altro passo, fortemente sostenuto dal governo italiano e dall’Agenzia spaziale italiana, per l’accesso e la gestione autonoma, anche in senso economico, dell’infrastruttura spaziale del nostro Paese.
Europa, verso un nuovo corso
Sempre in ambito europeo, non mancano alcuni highlights di rilievo, sia per l’economia orbitale sia sul fronte dell’esplorazione spaziale. Partendo da quest’ultima, la “missione dell’anno” è decollata il 7 ottobre scorso da Cape Canaveral: un razzo Falcon 9 ha spinto la sonda Hera dell’Agenzia spaziale europea verso il sistema asteroidale binario Didymos, quello colpito due anni orsono da Dart della Nasa. La missione, la prima di difesa planetaria, permetterà di comprendere come difenderci se un corpo celeste minacciasse di colpire il nostro Pianeta.
Un altro Falcon 9, il 28 maggio, ha portato in orbita il satellite Esa EartCare, per lo studio delle nuvole, dell’aerosol e della radiazione solare e infrarossa.
Due coppie di satelliti della rete di posizionamento Galileo sono invece partite da Cape Canaveral ad aprile e settembre. È stata l’ennesima commessa europea per SpaceX, frutto di una crisi dei lanciatori che si auspica possa dirsi conclusa.
Cinque nuovi astronauti si sono aggiunti alla squadra europea: Sophie Adenot, Pablo Álvarez Fernández, Rosemary Coogan, Raphaël Liégeois e Marco Alain Sieber hanno completato ad aprile l’addestramento. A ottobre, anche i riservisti, selezionati nel 2022, inizieranno lo stesso percorso. Tra loro ci sono due italiani: Andrea Patassa e Anthea Comellini.
Tra le principali novità della space economy continentale, i riflettori non possono ignorare Iris2, costellazione tlc di 292 satelliti che dovrebbe servire governi europei e istituzioni con un accesso sicuro e affidabile a internet e alle comunicazioni. È un asset strategico per il quale l’Unione europea si affida a un consorzio di aziende capeggiato da Eutelsat, Ses e Hispasat. I primi apparati saranno lanciati nel 2029 con una piena operatività prevista fra il 2030 e il 2031; dieci anni in ritardo rispetto a Starlink, che domina il settore. Non è un caso se nei giorni scorsi siano trapelate numerose indiscrezioni sull’interlocuzione, da parte del governo italiano, con SpaceX, per affidare alla compagnia di Musk (o a una concorrente, nel caso di un bando pubblico) la connettività spaziale per clienti anche istituzionali, inclusi governo e Difesa italiani.
Nel frattempo è allo studio una costellazione nazionale con lo stesso scopo. La menziona anche il Ddl spazio, la prima legge per normare il settore promossa da un governo italiano e in fase di approvazione definitiva. Prevede un sistema di accreditamento e autorizzazione alle aziende per lanciare satelliti e costellazioni, una tassa da pagare e un monitoraggio, sotto la responsabilità dell’Agenzia spaziale italiana. E pianta paletti per favorire, in caso di appalti e investimenti dal settore pubblico, piccole e medie imprese cui andrebbe destinata una frazione delle commesse, come subappaltatori.
Come già scritto, il Ddl contempla anche il tema delle costellazioni per la connessione satellitare, infrastrutture necessarie per affrontare emergenze e crisi, ma anche – aspetto non meno delicato – per portare la banda larga dove la fibra non arrivi o non possa arrivare.
Non manca la necessità di armonizzare le frequenze con gli operatori terrestri (il contenzioso Starlink-Tim e altre telco, non ancora risolto, ne è un esempio), un’urgenza in ambito europeo, la cui regolamentazione è in fase di sviluppo dalla scorsa legislatura.
Iac, Milano capitale spaziale. Contratti e innovazione
A ottobre, per cinque giorni, Milano è diventata la capitale mondiale dello spazio, in quella che sarà ricordata come un’edizione record dell’International Astronautical Conference, o Iac. C’era quasi tutto lo spazio che conta, dai firmatari degli Artemis Accords, per la disciplina dell’esplorazione lunare, ai colossi privati del settore fino alle piccole e medie imprese. I dati ufficiali riportano 500 espositori da 46 Paesi, più di 11mila delegati, 7mila abstract scientifici presentati da 2.300 organizzazioni di 120 nazioni diverse.
Lo Iac ha ospitato la sottoscrizione del programma Moonlight, una partnership tra l’Esa e un consorzio industriale guidato da Telespazio, supportato dalle agenzie spaziali britannica e italiana. Comporta lo studio di una costellazione di satelliti attorno alla Luna per il posizionamento, la navigazione e le comunicazioni.
Allo Iac sono stati firmati anche nuovi contratti per la costellazione italiana Iride di osservazione della Terra, con Thales Alenia Space e Argotec: la copertura arriva dal Pnrr e, attraverso l’Esa, che la gestisce, torna quale commessa a imprese italiane, con il coordinamento dell’Asi. Da segnalare i contratti per la missione Ramses, con cui Ohb Italia, per conto dell’Esa, avvierà la fase 1 (per 63 milioni di euro) di un’altra missione avveniristica per la protezione planetaria, e l’accordo da quasi 120 milioni siglato da D-Orbit sempre con l’Esa, per lo sviluppo di missioni di manutenzione orbitale – in orbit servicing – e per la sostenibilità spaziale.
Nei giorni dello Iac si è tenuto anche un altro evento importante per l’ecosistema industriale nazionale: l’inaugurazione della nuova sede di Argotec, una “astronave” nell’ex cartiera Burgo di San Mauro torinese, dove l’azienda fondata da David Avino svilupperà e produrrà i suoi smallsat.
Più clamore ha infine registrato la presentazione delle nuove tute per l’esplorazione lunare: sviluppate da Axiom in collaborazione con Prada, saranno gli “scafandri” che i prossimi pionieri indosseranno per scendere sulla superficie selenica (almeno) durante la terza missione del programma Artemis.
Destinazione Luna
Restando sul fronte lunare, purtroppo il 2025 non dovrebbe riservare sorprese clamorose: la Nasa ha infatti annunciato l’ennesimo rinvio delle tappe che porteranno alla prossima discesa di un equipaggio umano sulla superficie selenica.
Prevista inizialmente nel settembre dell’anno in corso, Artemis II riporterà quattro persone a orbitare attorno alla Luna, ma non decollerà prima della primavera 2026. La missione successiva, deputata al nuovo allunaggio, decollerà non prima di metà 2027. Su quest’ultima, in particolare, peseranno le tempistiche di consegna del veicolo con il quale scendere, Starship di SpaceX.
Non che per il Made in Italy i fatti interessanti manchino, anche in ambito lunare: oltre alle commesse per la stazione orbitale Gateway, già acquisite da Thales Alenia Space, negli stabilimenti di Torino prenderà forma la prima “dimora” dei pellegrini lunari: il Multi Purpose Habitation Module, un ambiente abitabile pressurizzato, il cui progetto è sviluppato per l’Agenzia spaziale italiana ed è stato già selezionato dalla Nasa quale elemento cardine per l’esplorazione umana dei prossimi anni.
Nonostante difficoltà e ritardi, infatti, le ambizioni lunari non si sono placate: a gennaio del 2024 la missione giapponese Slim ha compiuto un allunaggio morbido, rendendo il Paese del Sol levante il quinto ad aver coronato l’impresa, dopo Unione Sovietica, Stati Uniti, Cina e India. Febbraio ha registrato un altro primato, per molti aspetti più significativo: con la missione IM-1, Intuitive Machines è stata la prima compagnia privata a sbarcare fra le lande seleniche, nonché la prima sonda statunitense a scendere da quelle parti 52 anni dopo l’Apollo 17.
Anche la Cina ha centrato un obiettivo spettacolare: Chang’e 5 è stata la prima missione della storia in grado di portare sulla Terra campioni di suolo prelevati dal lato nascosto della Luna. Una operazione resa più complessa dalla necessità di sfruttare un “ponte radio” in orbita per comunicare con la Terra, non raggiungibile in altro modo.
Traffico in orbita
Gli eventi spaziali significativi non difettano nemmeno in orbita bassa. A cominciare dalla storia, non poco avvincente, di Sunita Williams e Butch Wilmore, i due astronauti statunitensi costretti a prolungare la permanenza sulla Stazione spaziale internazionale da dieci giorni a quasi dieci mesi.
La loro capsula, la Starliner della Boeing in fase di test, è tornata vuota per problemi ai propulsori. Per tornare a terra i due veterani, arrivati sulla Iss a giugno, dovranno attendere l’arrivo della missione Crew-10, prevista non prima della fine di marzo. Un brutto stop per la nuova capsula per equipaggio che avrebbe dovuto integrare l’offerta del servizio, già attivo da oltre quattro anni, di SpaceX.
A testimoniare come i privati stiano prendendo, pezzo per pezzo, coscienza e famigliarità con attività prima riservate ai professionisti, c’è stata la seconda missione del Polaris Program. “Polaris Dawn”, questo il suo nome, ha rappresentato il secondo viaggio in orbita dell’imprenditore e filantropo Jared Isaacman che, con tre ingegneri, è risalito sulla Crew Dragon per una missione decisamente più significativa della precedente: dopo Inspiration4, nel 2021, la prima missione orbitale con a bordo solo astronauti non professionisti, Polaris Dawn ha infatti ospitato la prima “Eva commerciale”, una passeggiata spaziale di privati. È evidente come l’orizzonte prometta nuove possibilità di ricerca e business oltre il cielo. Così come andrebbe rimarcato che proprio Isaacman, qualora confermato dal Senato, sarà il prossimo amministratore della Nasa.
In orbita terrestre bassa SpaceX ha anche completato la prima formazione operativa di satelliti Starlink con tecnologia direct to cell, in grado di fornire il servizio di connessione direttamente ai dispositivi portatili, smartphone compresi, senza necessità di un’antenna esterna. È una soluzione alla quale guardano molti fra operatori e compagnie Tlc.
Anche la Cina ha iniziato a costruire la propria architettura di connessione satellitare. Anzi, due: hanno iniziato a prendere forma le megacostellazioni Spacesail (Qianfan) e Guowang. Insieme dovrebbero arrivare a 27mila satelliti, cifra che testimonia quale valore oggi sia assegnato a infrastrutture di questo tipo.
In chiusura dell’anno l’India ha lanciato due dimostratori tecnologici per il rendezvous in orbita: costituiscono la prima tappa per la costruzione di una stazione spaziale nazionale.Un tipo di infrastrutture destinate a cambiare molto lo spazio imminente. Le nuove stazioni spaziali private andranno a sostituire, in primis, il grande avamposto che da 25 anni è abitato in maniera continuativa, la Iss. Nei cui riguardi, la Nasa ha cambiato piani, annunciando che entro il 2029 dovrà essere attraccata dal veicolo incaricato di farla deorbitare nel Pacifico tra il 2030 e il 2031. Significa occorrerà liberare spazio, e la stazione privata Axiom, che inizialmente si aggancerà proprio alla Iss, prima di staccarsi e diventare autonoma, dovrà anticipare un po’ i tempi. Axiom Space ha per questo deciso di costruire un nuovo modulo abitativo, la cui commessa è andata a Thales Alenia Space, che la realizzerà nei suoi stabilimenti di Torino. Da decenni è ormai una tradizione: è anche in Italia che prende forma lo spazio del futuro.