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Una delle più grandi costellazioni private di satelliti made in Italy, oggi, sono i picosatelliti di Apogeo Space

L’azienda di Brescia ha portato in orbita venti antenne per l’Internet of things: come vedere una nicchia e occuparla grazie a miniaturizzazione, device low cost e modularità. Pronti nuovi servizi e round di investimento. E si inizia a produrre conto terzi.

DI EMILIO COZZI

La società italiana ad aver lanciato più satelliti in assoluto nei dodici mesi recenti è una Pmi che conta una ventina di dipendenti. Apogeo Space, di Brescia, è anche uno degli esempi più significativi di un panorama in evoluzione. In dimensioni e approccio all’orbita.

Apogeo sta costruendo una grande costellazione dedicata all’Internet of things (IoT), uno sciame di satelliti per connettere dispositivi di clienti in ogni parte del mondo. Nel panorama italiano è una novità, sotto più punti di vista.

Anzitutto per le dimensioni della costellazione: sarà composta in tutto da un centinaio i satelliti, che verranno immessi in orbita da qui al 2027. Questo per poter coprire, in futuro, qualsiasi zona della Terra. Secondo aspetto interessante: si rivolgono a una nicchia di mercato a un tempo molto mirata, ma già enorme e in espansione. Sensori: ormai si usano ovunque, in qualsiasi settore. Li utilizzano i ricercatori per misurare temperatura e movimenti dei ghiacciai, o chi opera infrastrutture per rilevare gli spostamenti di viadotti e ponti, pipeline. Gli scienziati naturalisti monitorano la salute degli animali e il loro peregrinare, così come imprenditori della logistica e armatori vogliono conoscere in tempo reale aggiornamenti su merci e flotte.

Quando pensiamo ai dati che viaggiano via Internet, ci sono anche queste informazioni, vitali per l’economia, che scorrono nel fiume di contenuti social e streaming. Ma se una miniera, un parco fotovoltaico o eolico, oppure una nave, si trovano in una zona remota, impossibile da coprire con una rete di terra, la lettura in tempo reale è impossibile senza un ponte che attraversi il cielo. Apogeo Space sta erigendo quel ponte. E sta iniziando a costruirlo anche per altri.

Picosatelliti, micro antenne per arrivare dappertutto

Fin qui c’è poco di rivoluzionario: l’internet satellitare esiste da decenni, sebbene con una evoluzione clamorosa nell’ultimo lustro. Apogeo Space, però, fa iot satellitare e con una costellazione di picosatelliti. Per chi si interrogasse sul significato del neologismo, si definiscono così i satelliti con un peso fra i cento grammi e il chilo, ognuno dei quali si può accomodare nel palmo di una mano. La prima notizia, scarna ma significativa, è proprio che Apogeo Space inizierà a produrli per conto terzi

L’azienda ha lanciato, in tutto, già venti dei propri apparati per l’Iot, 18 solo nell’anno recente: il 16 agosto il decollo è avvenuto a bordo di un Falcon 9 di SpaceX, con la rideshare Transporter-11, della serie di lanci forniti dalla compagnia di Elon Musk a missioni per satelliti miniaturizzati. Otto dei nove consegnati in orbita risultano operativi (la prima costellazione italiana, di D-Orbit, ne conta più di dieci). SpaceX, in particolare, offre questo tipo di servizio a costi ancora imbattibili per chiunque sul mercato: seimila dollari al chilo. Che potrebbe sembrare tanto raffrontato con i 2.700 dollari per il normale lancio dello stesso razzo a pieno carico; o ancora di più con i 1.500 dollari di un Falcon Heavy, anche perché, nel caso degli apparati miniaturizzati, occorre considerare anche la massa del loro dispositivo di rilascio. Le missioni rideshare, però, offrono il servizio a piccoli carichi e piccole compagnie, che altrimenti non potrebbero permettersi il viaggio. 

Low cost modulare, la scommessa dello spazio odierno

Ecco che si arriva alla sintesi: i costi bassi per produrre satelliti grazie alla miniaturizzazione delle componenti (pannelli solari, antenne, sensori solari); la facilità di produzione e lancio con opportunità sempre più frequenti e non solo con SpaceX. Il mercato si sta specializzando anche grazie a nuove realtà emergenti e di grandi speranze. Apogeo Space ha chiuso quest’anno un accordo con Innospace, società coreana di vettori leggeri (leggerissimi) per portare in orbita i propri satelliti. L’accordo segue a quello con D-Orbit, altra realtà italiana di successo internazionale nell’ambito dei cosiddetti carrier, dispenser in grado di accogliere dentro di sé diversi satelliti da rilasciare oltre l’atmosfera. Lo scorso agosto i nove picosat di Apogeo sono stati rilasciati dal carrier della società olandese Isispace.

L’ultimo tassello favorito da queste occasioni che Guido Parissenti, il fondatore di Apogeo Space, e il suo team, hanno saputo cogliere, è la modularità, una cifra che distingue lo spazio contemporaneo da quello di dieci o vent’anni fa: la capacità di assemblare e intercambiare. O sostituire, se necessario, senza che il sistema finale ne soffra.

Scalare, invece, per ingrandirlo. I satelliti sono cubi che si possono unire come mattoncini delle costruzioni; le costellazioni formate da elementi singoli low cost potranno essere ingrandite e aggiornate con nuovi dispositivi via via che ciascuno termini una vita operativa che, gioco forza, è inferiore rispetto a quella di satelliti ridondanti e più complessi.
Nel 2022 Apogeo Space ha chiuso un round di investimento che ha visto l’ingresso nel capitale del fondo di venture capital italiano Primo Space. L’azienda collabora con l’Agenzia spaziale europea (l’Esa), con la Nasa e con l’Agenzia spaziale italiana (l’Asi) e lavora con diversi istituti di ricerca e università italiane. Entro la fine dell’anno è pronta a lanciare nuovi servizi e un nuovo round di investimento. Doveroso affacciarsi alla finestra per vedere cosa succeda.



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