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Spazio, Pnrr e concorrenza: “è un dovere morale farci trovare pronti”. Parla il nuovo AD di Thales Alenia Space, Giampiero di Paolo

L’amministratore delegato, di recente nomina, passa in rassegna i programmi più promettenti di questi anni per Thales Alenia Space, dalle costellazioni ai nuovi business in orbita e oltre.

DI EMILIO COZZI

Le grandi commesse istituzionali, quelle che ancora costituiscono la spina dorsale della space economy, sono traguardi – trofei – di cui Thales Alenia Space fa incetta da tempo.

Giampiero di Paolo, nuovo amministratore delegato della parte italiana della joint venture tra Leonardo (33%) e Thales (67%), pensa ci si debba proiettare oltre, per aggredire un mercato che si è ormai spalancato. Laureato in Ingegneria elettronica alla Sapienza di Roma, Di Paolo è alla guida del dominio Osservazione della Terra e Navigazione di Thales Alenia Space Italia dal 2019, ed è stato al timone del dominio Telecomunicazioni nel triennio precedente.

In termini sportivi lo si indicherebbe come un talento coltivato nel vivaio di Tasi: ha contribuito a programmi strategici quali Copernicus e Galileo. E considera questa un’era di opportunità, a cominciare da quelle germinate grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che alimenteranno innovazione e spinta commerciale. Thales Alenia Space Italia sta mirando alla Luna, ma ha il focus ben centrato in orbita terrestre.

Partiamo dalla fine, o meglio dal nuovo inizio: quali sono gli obiettivi imminenti e quelli prioritari di Thales Alenia Space Italia?

Abbiamo numerosi progetti in corso. Per mia cultura non do alcuna priorità, devo comunque ammettere che oggi c’è stato qualcosa in grado di cambiare la visione del futuro: è il Pnrr, senza dubbio un grande impulso per la nostra azienda e in più campi. Per citarne alcuni, partirei dalla costellazione Iride: oggi abbiamo contratti per sei satelliti radar e uno ottico, con un’opzione per un gruppo aggiuntivo di satelliti, che insieme andranno con i loro servizi a complementare tutti gli asset esistenti. Al momento, il nostro contributo a Iride riguarda satelliti della classe dei 200 chilogrammi circa, capaci di fornire servizi di altissima qualità. E soprattutto, grazie alle caratteristiche della costellazione che lavora con un tempo di rivisita basso, è possibile gli asset passino sulla stessa zona in sequenza, grazie appunto al loro numero. In questo modo è possibile fornire con una puntualità rilevante informazioni relative al cambiamento dell’area osservata. Questo è di fondamentale importanza per quella che noi chiamiamo ‘la sorveglianza marittima’, la sorveglianza costiera, il cambio del clima, la modifica di alcune zone in funzione del clima stesso. Insieme con questi dati e con quelli che già abbiamo dai nostri satelliti operativi, per esempio i Cosmo-SkyMed, disporremo di una panoramica completa di quanto osservato dallo spazio”.

Che altro?

Rimanendo nell’ambito di quanto reso possibile dal Pnrr, impossibile ignorare la Space Smart Factory – il frutto di un cofinanziamento da 100 milioni di euro in tutto, partecipato da Tasi e dell’Agenzia spaziale italiana, attraverso i fondi del Piano nazionale. Parte di un sistema di fabbriche spaziali interconnesse e basate in Italia, la Space Smart Factory sfrutterà tecnologie avanzate per la realizzazione di satelliti di diversa classe e ambiti di applicazione, ndr – è una grande opportunità per la nostra azienda e per le tante impresse della filiera. Costruiremo a pochi chilometri dai nostri stabilimenti romani, al Tecnopolo Tiburtino, un impianto imponente. Risponderà a una concezione nuova sia dell’industria sia del modo in cui integreremo e testeremo i satelliti, e sarà una cosiddetta ‘fabbrica intelligente’, in cui la quantità e la qualità di intelligenza artificiale faranno la differenza rispetto a tutte le aziende oggi attive in questo segmento. Il nostro obbiettivo, una volta a regime, sarà di costruirci due satelliti a settimana, come throughput, cioè come i satelliti ingresso-uscita”.

E guardando al futuro in orbita?

Anche lì le opportunità abbondano. Siamo concentrati sull’in-orbit sevicing, un ambito in cui Thales Alenia Space ha siglato un contratto di importanza cruciale con l’Agenzia spaziale italiana, perché anche in questo caso frutto di una nuova concezione dell’accesso allo spazio. Significa sfruttare le nostre infrastrutture spaziali non soltanto per fornire i servizi cui siamo abituati da decenni, ma anche per operazioni di riparazione e rifornimento degli asset in orbita. Come ho premesso, non fisso alcuna priorità, per noi tutto è prioritario, ma il Pnrr ci ha dato una spinta vigorosa. Stiamo, per esempio, lavorando anche al modulo Axiom, un’altra collaborazione fondamentale per Tasi, che realizzerà la parte commerciale della Stazione spaziale internazionale. Come noto, presto la Iss andrà in dismissione ma noi, con i moduli Axiom, rimarremo in orbita. Dove opereremo anche con il Leo cargo return service, deputato a garantire le nostre attività verso le  Stazioni spaziali in orbita bassa permettendoci di fare ritorno dopo le operazioni cargo”.

Spingiamoci oltre, verso la Luna.

È un altro traguardo fondamentale, che non andremo a colonizzare, ma che raggiungeremo per imparare a sfruttare le risorse extra-terrestri e farle diventare parte del nostro ecosistema.

Oggi contribuiamo in maniera sensibile al programma Artemis: stiamo lavorando su alcuni moduli del Lunar Gateway, la stazione destinata all’orbita cislunare. Lavoriamo anche al sistema di navigazione intorno alla Luna. In più siamo parte del progetto Moonlight, con cui forniremo il sistema di navigazione per gli astronauti e le astronaute che opereranno sulla superficie lunare. Siamo chiamati ad abilitare il servizio di una macchina molto complessa, qualcosa di simile al nostro Gps. Già da questi esempi è facile comprendere come la Luna, per noi, rappresenti una scienza di frontiera, capace di spingerci oltre l’immaginabile. Presto considereremo la Luna come parte integrante della nostra vita, non come qualcosa di distante dove andare ogni tanto”.

Anche questo governo sta dimostrando una sensibilità particolare nei confronti delle attività spaziali. Entro i prossimi due o tre anni, l’Italia investirà nel settore più di 7 miliardi di euro. Non si rischia di stare “gonfiando una bolla”?

La domanda è puntuale e stimola riflessioni che, in realtà, stiamo facendo da tempo. Rispondo di essere contento di far parte di una azienda importante, e in un Paese che considero grande, perché spesso capace di prevenire o affrontare con successo le crisi e le difficoltà.

Per essere più preciso: non credo che quella spaziale sia una bolla. Grazie al Pnrr abbiamo sviluppato una infrastruttura e costruito satelliti e tecnologie molto appetibili per il mercato. Presto avremo un sistema di progettazione, realizzazione, test, capace di produrre satelliti perfetti per soddisfare le esigenze di un mercato nuovo. Meglio: saremo dove il mercato sta andando e sono certo che diremo la nostra con forza”.

Quindi, una volta concluso il Pnrr, crede che il nostro ecosistema spaziale potrà reggersi sulle sue gambe?

Non è certo un mistero che Thales Alenia Space sia forte nel mercato commerciale anche grazie al Pnrr. Adesso la filiera italiana, che ha contribuito in maniera determinante al Piano, potrà sviluppare e vendere per proprio conto prodotti per chi li richieda. Tutto quello che abbiamo fatto e stiamo facendo in questi anni avrà una ricaduta commerciale e industriale. Basti un esempio: se qualifichiamo un’azienda specializzata nella realizzazione di circuiti stampati inserendola nella nostra catena produttiva, grazie a noi quell’azienda potrà vendere i suoi prodotti anche su mercati diversi. È un processo virtuoso, che non alimenta solo l’economia e l’ecosistema spaziale.

Per questo ribadisco che no, non credo si stia alimentando una bolla. E non nascondo di esserne convinto anche per la fiducia che ho nelle istituzioni italiane ed europee: sfrutteremo al meglio le opportunità di questi anni”.

Eppure in Francia, due scoop de La Tribune hanno evidenziato diverse criticità. Pare che Thales e Airbus vogliano ritirarsi dal Consorzio per la realizzazione e la commercializzazione della nuova costellazione europea Iris², ma soprattutto che i settori spaziali di Thales e Airbus non godano di ottima salute, al contrario di Thales Alenia Space Italia.

Thales Alenia Space si sta adattando per migliorare la propria competitività in un mercato spaziale in profonda trasformazione, in modo da mantenere la propria posizione tra i leader mondiali in questo settore. Il mercato dei satelliti geostazionari commerciali per telecomunicazioni è in sofferenza. Per Thales Alenia Space esiste un piano progettato in particolare per mantenere le competenze all’interno del gruppo Thales. Il resto andrebbe valutato considerando la situazione più ampia del mercato, uno scenario che noi, come aziende, come settore, siamo ben in grado di affrontare.

A proposito dello scenario internazionale: per un’azienda come Thales Alenia Space quali sono le sfide anche dal punto di vista (geo)politico?

Dobbiamo far sì che il rapporto all’interno delle istituzioni rimanga forte. Il nostro fatturato dipende in maniera importante dalle agenzie, oggi sia l’Agenzia spaziale italiana che l’Agenzia spaziale europea. Colgo l’occasione per ringraziare in modo particolare l’Asi, che sta facendo molto per il settore, per l’Italia e per Thales Alenia Space. E anche l’Esa, con la quale lavoriamo nel programma Copernicus: Thales Alenia Space Italia è prime contractor di due missioni, mentre Thales Alenia Space Francia lo è di una terza; forniamo inoltre contributi ad altre due missioni ancora. Significa che abbiamo un ruolo sostanziale in ben cinque delle prossime sei missioni.

Per questo, rispondo alla domanda, credo che oggi l’Europa giochi un ruolo fondamentale, dal punto di vista della spinta all’industria, della conservazione del nostro Pianeta, dell’innovazione tecnologica e dell’occupazione. E noi, come Thales Alenia Space, dobbiamo far sì che l’Esa prosegua questo cammino. Si avvicina il Consiglio Ministeriale del 2025: dobbiamo affrontarlo bene, in modo che tutti i nostri prodotti siano di effettivo utilizzo sia per lo sviluppo delle tecnologie che per la popolazione. Queste sono le nostre sfide politiche: lavorare con l’Europa e per l’Europa”.

L’avanzata dei privati in questo contesto, in primis SpaceX, che nei suoi segmenti ormai esercita quasi un monopolio, è una minaccia per Thales Alenia Space?

Al contrario: la competizione commerciale è sempre un’opportunità. Non dobbiamo illuderci di operare in un sistema in cui tutto ci venga concesso perché siamo o eravamo i migliori al mondo. Il fatto che oggi SpaceX abbia il monopolio dell’accesso allo spazio non può che fornirci una spinta a migliorare. Credo che l’Europa lo stia già facendo: il lancio di Ariane 6, lo scorso luglio, è un buon viatico al suo rientro definitivo nel mercato. E varrà lo stesso per Vega C.

Ciò detto, sono anche orgoglioso di ricordare che, nel passato, quando Thales Alenia Space si è confrontata con il mercato, non è stata seconda a nessuno. Di recente, abbiamo siglato importanti contratti con la Corea, dove i nostri competitor americani erano particolarmente aggressivi e insediati nel territorio da più di dieci anni. E comunque le sfide ci stimolano: impongono si riveda la nostra struttura costi, la nostra organizzazione industriale, invitano a considerare che domani possa arrivare un’altra SpaceX, un altro innovatore. È nostro dovere morale e professionale farci trovare pronti”.



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